Gli investimenti in tecnologie innovative effettuati da banche e intermediari finanziari non bancari nel biennio 2023-2024 hanno raggiunto circa un miliardo di euro. Un livello di spesa che, secondo le stime, sarà confermato anche nel biennio successivo, con un incremento complessivo dell’1,4%. È quanto emerge dal report sui risultati della quinta indagine conoscitiva Fintech, condotta nel corso del 2025 dalla Banca d’Italia. La spesa risulta fortemente concentrata tra pochi intermediari e vede le banche come principali investitori in tecnologie innovative. Le aree di intervento restano in larga parte focalizzate su pagamenti, intermediazione del credito e attività operative, che insieme rappresentano l’88,5% del totale degli investimenti. In particolare, il peso dei pagamenti è diminuito rispetto al passato, a vantaggio delle attività operative.
Tra le tecnologie più adottate si confermano piattaforme web e mobile, intelligenza artificiale, cloud computing e Application Programming Interface (API). Cresce in modo significativo l’incidenza dei progetti basati su cloud computing e intelligenza artificiale generativa (GenAI), mentre si riduce quella legata alle API e alle Distributed Ledger Technologies (DLT).
Canali digitali diffusi, ma credito ancora limitato
L’AI, e in particolare la GenAI, è sempre più centrale nelle iniziative degli intermediari, soprattutto nell’ambito delle attività operative e dell’intermediazione del credito. Le applicazioni favoriscono l’automazione dei processi interni, la semplificazione dei flussi operativi e l’arricchimento dell’offerta digitale, anche attraverso chatbot per la consulenza e l’assistenza alla clientela. Restano invece marginali le cripto-attività nelle strategie digitali. Il rapporto evidenzia come l’acquisizione online della clientela sia ormai diffusa, segno di un utilizzo esteso dei canali digitali. Rimane invece più limitata l’erogazione di prestiti e la raccolta di depositi completamente online. A fine 2024, i depositi detenuti in conti aperti digitalmente rappresentano il 5,1% del totale, mentre il rapporto tra prestiti digitali e prestiti complessivi è pari al 10,6% per le famiglie e all’1,2% per le imprese.
Le collaborazioni tra intermediari e fornitori di servizi IT sono ampie ma frammentate, con accordi che coinvolgono fornitori tecnologici, imprese fintech e altri intermediari vigilati, senza la presenza di attori dominanti. Rispetto al 2023, il valore delle partecipazioni in imprese tecnologiche è cresciuto da 1,1 a 1,8 miliardi di euro.
Competenze e interoperabilità
Le strategie digitali puntano soprattutto a migliorare l’esperienza del cliente e l’efficienza dei processi interni, rispondendo ai cambiamenti nelle abitudini della clientela e all’obsolescenza delle infrastrutture IT. Tra i principali ostacoli alla trasformazione digitale, Bankitalia segnala il difficile reperimento di personale qualificato e la scarsa interoperabilità tra nuove tecnologie e sistemi legacy. Solo una parte degli operatori utilizza Indicatori Chiave di Performance per monitorare i progressi digitali, concentrandosi soprattutto su coinvolgimento della clientela e ricavi digitali.
Le competenze digitali restano poco diffuse, sia nei consigli di amministrazione sia tra il personale: competenze medio-alte in ambito AI sono presenti solo nel 3,4% degli intermediari.
Antiriciclaggio e tutela della clientela
Si rafforza infine l’uso di tecnologie innovative nell’antiriciclaggio, in particolare per la verifica dell’identità – dove prevalgono firme e identità digitali – e per il monitoraggio delle transazioni, supportato da AI e Big data analytics. L’impatto sui rischi di tutela della clientela è giudicato contenuto, grazie alla possibilità di mantenere modalità tradizionali di contatto e l’interazione umana nei processi automatizzati. Ma il report segnala che non sempre sono adeguatamente considerati i rischi di esclusione finanziaria per gli utenti con basse competenze digitali o per le fasce più vulnerabili della popolazione.



