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Medici contro la Manovra: un disastro per il Servizio sanitario nazionale

Le sigle sindacali di Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Fimmg, Fimp e Sumai, annunciano nuove e pressanti iniziative di protesta
martedì, 23 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

È una bocciatura pesante quella che arriva dai medici del Servizio sanitario nazionale alla legge di Bilancio. I sindacati parlano apertamente di “disastro”, denunciando decisioni illogiche, mancanza di programmazione e l’assenza di qualsiasi segnale di gratitudine verso chi continua a reggere un sistema sanitario in affanno.
La critica è unitaria e trasversale: coinvolge sia i medici dipendenti sia quelli convenzionati con il Ssn, dai medici di famiglia ai pediatri di libera scelta. In una nota congiunta, le organizzazioni sindacali definiscono la manovra “un colpo durissimo per il Servizio sanitario nazionale e per i suoi professionisti”.

Aspettative deluse

Le attese, spiegano i sindacati, erano alte ma sono state “totalmente deluse”. A firmare la nota unitaria sono Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Fimmg, Fimp e Sumai, in rappresentanza di medici dipendenti, convenzionati e dirigenti sanitari.
Nel mirino finisce la gestione della trattativa da parte del Governo: “Abbiamo assistito a un teatrino disonorevole, a una lotta intestina”, osservano i sindaca, “culminata nella riscrittura della manovra attraverso il solito maxiemendamento, che ha ribaltato una situazione fino ad allora finalmente favorevole alla categoria”.

Il blitz notturno

Polemiche e risentite le parole dei leader sindacali Pierino Di Silverio (Anaao Assomed), Guido Quici (Cimo-Fesmed), Silvestro Scotti (Fimmg), Antonio D’Avino (Fimp) e Antonio Magi (Sumai).
Il “blitz notturno alla vigilia di Natale”, denunciano, ha affondato l’emendamento che avrebbe sbloccato risorse extracontrattuali già stanziate da due precedenti leggi di Bilancio per la dirigenza medica e che avrebbe colmato un “gap economico ingiustificabile” a danno dei dirigenti sanitari.
Una penalizzazione che, secondo i sindacati, colpisce anche i medici convenzionati, esclusi dall’adeguamento delle prestazioni aggiuntive che, “a parole ma non nei fatti”, dovrebbero servire a ridurre le liste d’attesa.

Un Ministero “ostaggio“

Nella nota si parla apertamente di un Ministero della Salute “ostaggio” del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e di un Governo intero schiacciato su logiche esclusivamente economiche. Le conseguenze, avvertono i sindacati, sono “estremamente offensive per chi ogni giorno garantisce il diritto alla salute dei cittadini”.
Ancora una volta, sottolineano, sono stati dimenticati i circa 20mila specialisti ambulatoriali convenzionati pubblici del territorio, fondamentali per la presa in carico dei pazienti cronici, l’abbattimento delle liste d’attesa e l’assistenza domiciliare, come previsto dal Pnrr e dal Dm77. Nessuna risposta, inoltre, per la Medicina generale e la Pediatria di libera scelta.

La fuga dei giovani medici

La manovra, secondo le organizzazioni sindacali, ignora anche un dato ormai strutturale: la disaffezione dei giovani verso la professione medica. La continua riduzione dei medici di famiglia attivi sta lasciando milioni di cittadini senza un medico o un pediatra di fiducia, un fenomeno che “non sembra preoccupare il Mef”.
“Il termine ‘convenzionati’ pare non esistere nel lessico delle leggi di Bilancio – osservano – eppure sarebbe bastato intervenire su misure come la detassazione delle quote variabili legate agli obiettivi strategici degli Accordi collettivi nazionali”. Il paradosso, denunciano, è che i convenzionati risultano tra i professionisti più tassati del settore pubblico, pur dovendo sostenere in proprio i costi di produzione.

In salvo il riscatto della laurea

Tra i punti più critici anche il tentativo di ridimensionare il riscatto degli anni di laurea. Un’ipotesi che i sindacati dicono di aver scongiurato grazie al confronto con ministeri e parlamentari: “Sarebbe stato un provvedimento incostituzionale e un attacco diretto a chi ha investito anni di studio e risorse economiche per arrivare alla pensione”.
Resta, secondo i rappresentanti dei medici, l’unico risultato positivo: la firma anticipata dei contratti, che ha consentito di salvare alcune risorse dalla svalutazione. Evitati anche emendamenti che, denunciano, avrebbero sanato pratiche illegittime nel rapporto tra università e ospedali.

Prepararsi alle barricate

Il giudizio finale resta durissimo. “Un disastro”, concludono i sindacati, “privo di logica, di programmazione e di gratitudine verso chi continua a reggere un servizio sanitario in crisi”.
Quando le logiche economiche sostituiscono il confronto politico, avvertono i leader delle organizzazioni dei medici ospedalieri, il rischio è una deriva che mette in discussione lo Stato sociale. “Come corpi intermedi continueremo a opporci con tutte le nostre forze agli attacchi alla sanità pubblica e ai suoi professionisti. Prepariamoci a un anno di barricate per la difesa di chi tiene in piedi il Servizio sanitario nazionale”.

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