Il Medio Oriente resta attraversato da una fitta sovrapposizione di iniziative diplomatiche, operazioni militari e progetti di ricostruzione, mentre sul terreno la crisi umanitaria continua a pesare in modo drammatico, soprattutto nella Striscia di Gaza. Nella giornata di ieri si sono intrecciati sviluppi che riguardano Gaza, il Libano, l’Iran e la Siria, delineando un quadro instabile in cui la prospettiva di una de-escalation appare ancora fragile.A Gaza, l’esercito israeliano ha ucciso almeno cinque persone in un attacco contro una scuola che ospitava sfollati nel quartiere di Al-Tuffah, a est di Gaza City. Secondo fonti sanitarie locali, tra le vittime vi sarebbero anche bambini. Con questi ultimi decessi, il bilancio dei palestinesi uccisi dal fuoco israeliano dall’inizio del cessate il fuoco di ottobre è salito a circa 400. Nella Striscia si sono tenuti ieri i funerali delle vittime dei raid dei giorni precedenti, mentre resta critica la situazione umanitaria: Israele ha nuovamente bloccato l’ingresso degli aiuti e, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, oltre mille pazienti attendono da settimane un’evacuazione medica che non arriva. In questo contesto si inserisce la visita del patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, giunto a Gaza per un “Natale anticipato” con la comunità cristiana locale. Il parroco della chiesa della Sacra Famiglia, padre Gabriel Romanelli, ha riferito che nelle strade si vedono più camion e più merci, ma ha precisato che si tratta in gran parte di beni destinati alla vendita e non di veri aiuti umanitari. I prezzi di alcuni prodotti sono scesi, ma la maggioranza della popolazione non ha i mezzi per acquistarli. Pizzaballa ha visitato ospedali, parrocchie e campi per sfollati, incontrando famiglie e personale sanitario. Oggicelebrerà personalmente la messa domenicale, in un gesto simbolico di vicinanza a una comunità che continua a invocare la pace.
Il progetto Kushner-Witkoff
Sul piano diplomatico, proseguono i contatti sulla seconda fase dell’accordo per Gaza. Fonti turche hanno confermato che il capo dell’intelligence di Ankara ha incontrato a Istanbul una delegazione di Hamas per discutere il passaggio alla fase successiva del piano e le misure per evitare violazioni del cessate il fuoco. Parallelamente, la Turchia ha annunciato che a Miami è in corso un incontro tra rappresentanti di Stati Uniti, Egitto e Qatar per discutere la transizione alla seconda fase e l’eventuale istituzione di una forza internazionale di stabilizzazione, alla quale Ankara si è detta pronta a partecipare, nonostante le riserve israeliane. Sempre su Gaza, ha suscitato forti reazioni la presentazione a potenziali Paesi donatori di un ambizioso progetto di ricostruzione promosso da una cordata di investitori americani guidata da Jared Kushner e Steve Witkoff. Il piano, dal costo stimato di oltre 110 miliardi di dollari in dieci anni, consiste in un ambizioso progetto di ricostruzione a guida statunitense che prevede la trasformazione della Striscia in un polo costiero high tech con resort di lusso e infrastrutture moderne, dopo lo sgombero delle macerie e la fase di ricostruzione di base. Critici e rappresentanti palestinesi temono che il progetto ignori le condizioni politiche e i diritti della popolazione locale, inserendosi in una visione percepita come estranea alle esigenze immediate dei gazawi.
Libano e Siria
Intanto, dal Libano arrivano segnali di avanzamento sul fronte del cessate il fuoco. Il primo ministro libanese Nawaf Salam ha annunciato che la prima fase del piano di confisca delle armi a sud del fiume Litani, prevista dall’accordo di novembre 2024, si concluderà entro pochi giorni. Il piano riguarda in particolare il disarmo di Hezbollah nelle aree adiacenti al confine con Israele, con il sostegno degli Stati Uniti. In Siria, infine, gli Stati Uniti hanno lanciato una vasta operazione militare contro l’Isis, colpendo circa 70 obiettivi nella parte centrale del Paese. Washington ha definito l’azione una rappresaglia per l’attacco del 13 dicembre in cui sono morti due soldati americani e un civile. Ai raid hanno partecipato anche forze giordane, mentre il Pentagono ha annunciato che ulteriori attacchi potrebbero seguire. Il presidente Donald Trump ha parlato di una “rappresaglia fortissima” contro i terroristi, ribadendo che gli Stati Uniti non esiteranno a difendere i propri interessi nella regione.



