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Il fisco e la realtà che non vogliamo vedere: perché serve un Condono tombale

Il 51,4% delle famiglie ha mutui o prestiti in corso e, solo nel primo semestre del 2025, le richieste di credito sono aumentate del 13,1%, molte di loro non potranno stare al passo dei versamenti
domenica, 21 Dicembre 2025
3 minuti di lettura

Persone e imprese si muovono in un labirinto di pagamenti: Irpef, Iva, Ires, contributi previdenziali, multe, tributi locali come Imu e Tari. Le rottamazioni aiutano chi ha liquidità chi non può resta escluso ma non per questo è una persona o impresa che evade per scelta

Ma le famiglie hanno davvero i soldi per far fronte a tutto ciò che oggi viene loro richiesto?
Non è una domanda astratta, né ideologica: è una questione concreta, quotidiana, che riguarda milioni di cittadini.

Oltre la metà degli italiani vive con almeno un debito sulle spalle. Il 51,4% delle famiglie ha mutui o prestiti in corso e, solo nel primo semestre del 2025, le richieste di credito sono aumentate del 13,1%. Un dato che racconta una verità scomoda: sempre più famiglie chiedono prestiti non per investire, ma per resistere. Per arrivare a fine mese. Per pagare bollette, spese alimentari, rate della casa.

C’è chi non versa ma non per scelta

Dentro questo stesso 51% c’è una quota crescente di cittadini che, pur volendo adempiere ai propri doveri fiscali, non ce la fa più. Rinunce obbligate, pagamenti saltati, debiti che si accumulano. E nel frattempo cittadini e imprese – soprattutto le piccole e micro attività – si muovono in un vero e proprio labirinto fiscale: IRPEF, IVA, IRES, contributi previdenziali, multe, tributi locali come IMU e TARI. Una somma di obblighi che, in molti casi, si trasforma inevitabilmente in nuovi debiti.

I numeri parlano chiaro e non possono essere ignorati.

Cartelle a non finire

Circa 22 milioni di contribuenti, italiani e stranieri, hanno almeno una cartella esattoriale aperta. I carichi affidati agli enti di riscossione dal 2000 al 2024 hanno raggiunto la cifra impressionante di 1.273 miliardi di euro. Il cosiddetto “Magazzino della riscossione”, includendo anche periodi precedenti, supera addirittura 1.865 miliardi.

Di questi, 338 miliardi sono già considerati giuridicamente inesigibili, mentre per altre centinaia di miliardi la probabilità di recupero è bassissima. E va ricordato un aspetto spesso taciuto: in questo enorme calderone non ci sono solo cittadini in difficoltà o piccole imprese, ma anche e soprattutto i fallimenti e le crisi pluridecennali di grandi gruppi industriali e infrastrutturali, da Ilva ad Alitalia, passando per Autostrade. Debiti che finiscono, di fatto, nella fiscalità generale.

Fino a che punto servono le Rottamazioni

Di fronte a questo scenario, continuare a proporre rottamazioni su rottamazioni – siamo ormai alla quinta – appare come un palliativo. Le rottamazioni aiutano chi ha ancora liquidità, chi riesce a pagare le prime rate. Ma per chi ha un reddito insufficiente, mutui in corso, bollette in aumento e spese essenziali da sostenere, l’adesione si trasforma spesso in un’illusione: si paga qualcosa, poi si è costretti ad arrendersi.

La realtà è sotto gli occhi di tutti, anche se si fa finta di non vederla.
Chi ha i mezzi riesce a stare in piedi. Chi non li ha, scivola sempre più in basso: fermi amministrativi, segnalazioni come “cattivi pagatori”, impossibilità di accedere al credito.

Cattivi pagatori e imprese chiuse

Per una famiglia significa esclusione; per un’impresa significa una sola parola: chiusura. È ciò che sta accadendo, giorno dopo giorno, nel commercio, nell’artigianato, nella piccola iniziativa privata che anima i territori e le periferie.

Serve il coraggio di dire la verità: senza un Condono tombale non si esce da questa impasse.
Un Condono tombale permetterebbe di sanare in modo definitivo i debiti fiscali relativi a più anni, legati a imposte non dichiarate o non versate. Non è una scorciatoia ideologica, ma una scelta di realismo.

Altrimenti continueremo a raccontarci che l’inflazione scende, che crescono i patrimoni di chi possiede miliardi, mentre aumentano la povertà, la contrazione dei consumi, la desertificazione commerciale delle città. Le banche diventano sempre più prudenti, la fiducia si riduce, mentre il fisco – sempre più tecnologico – affina gli strumenti per “scovare” il contribuente in difficoltà, trattandolo spesso come un evasore per scelta.

Guardare al cittadino

Eppure sarebbe utile cambiare prospettiva. La maggioranza dei cittadini vuole essere un buon contribuente. C’è chi può, e va riconosciuto il merito. Ma c’è anche chi non può. Non per malafede, non per furbizia, ma perché semplicemente non ce la fa. Lo dimostra la storia di tutti i condoni fiscali: una forte adesione iniziale, seguita dall’impossibilità di sostenere i pagamenti quando aumentano i mutui, le bollette energetiche, il costo dei beni alimentari. La vita reale è fatta anche di imprevisti e avversità.

La verità sul Condono tombale

Un Condono tombale, – che escluda giustamente i reati gravi e la criminalità finanziaria -, sarebbe un segnale potente. Restituirebbe fiducia ai cittadini, alle famiglie, alle piccole imprese. Offrirebbe la possibilità concreta di ricominciare, di tornare a progettare il futuro.

Lo Stato deve fare i conti e deve essere severo. Ma uno Stato giusto sa anche riconoscere quando una parte del Paese ha bisogno di una seconda possibilità. Non per essere premiata, ma per tornare a camminare ed esistere.

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