La lunga caccia all’uomo che da giorni teneva sotto pressione la costa orientale degli Stati Uniti si è conclusa in un magazzino del New Hampshire. Claudio Manuel Neves Valente, 48 anni, ex studente della Brown University, si è tolto la vita mentre le forze dell’ordine circondavano l’area in cui si nascondeva. Era ricercato come principale sospettato della sparatoria del 13 dicembre nel campus dell’ateneo di Providence, un attacco che aveva provocato due morti e nove feriti, gettando nel panico una delle università più prestigiose del Paese. Secondo quanto riferito dalle autorità federali, Valente sarebbe inoltre collegato all’omicidio di un professore del MIT, avvenuto due giorni dopo la strage di Providence. Un intreccio di violenza che aveva spinto FBI, polizia statale e dipartimenti locali a coordinare una delle operazioni più estese degli ultimi anni. La svolta è arrivata quando gli investigatori hanno rintracciato il sospetto in un’unità di stoccaggio a Salem: all’irruzione, gli agenti hanno trovato il corpo senza vita dell’uomo, morto per un colpo d’arma da fuoco autoinflitto. Restano ancora da chiarire il movente e la dinamica che hanno portato Valente a colpire due istituzioni accademiche simbolo dell’eccellenza statunitense. Gli inquirenti stanno ricostruendo gli ultimi spostamenti del sospetto e analizzando i dispositivi sequestrati, nella speranza di individuare eventuali complici o segnali premonitori rimasti inosservati. Intanto, a Providence e Cambridge, le comunità universitarie provano a elaborare il lutto. Veglie, momenti di silenzio e iniziative di supporto psicologico stanno accompagnando studenti e docenti in una fase segnata da paura e incredulità. La chiusura del caso non cancella le ferite, ma restituisce almeno una parziale risposta a giorni di angoscia e incertezza.
Usa, si è tolto la vita il sospetto attentatore della Brown University
