La fragile tregua tra Thailandia e Cambogia è tornata a incrinarsi dopo un nuovo episodio di violenza lungo il confine conteso. Nella mattinata di giovedì, l’esercito thailandese ha sganciato due bombe nell’area del comune di Poipet, nella provincia cambogiana di Banteay Meanchey, una zona nota per la presenza di numerosi casinò frequentati da cittadini thailandesi. Secondo il ministero della Difesa di Phnom Penh, gli ordigni hanno colpito edifici e infrastrutture civili nei pressi del grande complesso del casinò, causando danni materiali e ferendo alcuni residenti. Bangkok sostiene invece di aver preso di mira strutture utilizzate come centri logistici per sistemi missilistici, definendole obiettivi militari legittimi. L’episodio si inserisce in un’escalation iniziata dopo la morte di un soldato thailandese in uno scontro a fuoco lungo la frontiera. Da allora, gli F‑16 di Bangkok hanno condotto diversi raid contro postazioni cambogiane, colpendo anche edifici riconvertiti a uso militare nei pressi dei casinò di Poipet. Phnom Penh nega qualsiasi provocazione e accusa la Thailandia di violare la sovranità territoriale. La risposta cambogiana è stata immediata: chiusura dei valichi terrestri e richiesta di un intervento diplomatico internazionale. La Cina, che mantiene rapporti stretti con entrambi i Paesi, ha inviato un proprio emissario per tentare di riaprire un canale di dialogo e scongiurare un conflitto più ampio. Poipet, crocevia commerciale e zona grigia dominata da casinò e attività transfrontaliere, si conferma ancora una volta epicentro di tensioni che intrecciano dispute territoriali, interessi economici e rivalità politiche. La situazione resta instabile, mentre le due capitali si scambiano accuse e rilanciano operazioni militari in un’area densamente popolata e strategicamente delicata.



