La diplomazia sulla guerra in Ucraina accelera, ma resta bloccata sul nodo più esplosivo, i territori. Il vertice di Berlino fra Ucraina, Stati Uniti e leader europei viene descritto da fonti occidentali come vicino a un’intesa complessiva, con un testo “al 90 per cento”. Dal Cremlino, però, continuano ad arrivare segnali di chiusura su Donbas, Crimea e sulle garanzie di sicurezza per Kiev. Intanto il conflitto prosegue, con nuovi attacchi di droni su Zaporizhzhia e rivendicazioni russe su avanzamenti nel settore di Kharkiv. La bozza discussa a Berlino prevede garanzie di sicurezza solide, il percorso di adesione all’Unione europea, il mantenimento di un esercito ucraino di circa 800 mila soldati e l’eventuale intervento della Coalizione dei Volenterosi. Da Kiev, il vice capo dell’Ufficio presidenziale Igor Zhovkva ha confermato la disponibilità europea a schierare forze di sostegno dopo la tregua, come deterrenza contro nuove aggressioni. È proprio questo il punto respinto da Mosca: il viceministro degli Esteri Sergej Ryabkov ha escluso qualsiasi presenza di truppe Nato in Ucraina e qualsiasi concessione territoriale, mentre il portavoce Dmitry Peskov ha definito “inermi” le indiscrezioni europee sulle garanzie. Allo stesso tempo, Ryabkov ha parlato di una possibile svolta, sostenendo che le parti sarebbero “sul punto” di raggiungere un accordo, una valutazione condivisa da ambienti statunitensi e dal presidente Donald Trump. Il Cremlino ha però smentito nuovi contatti diretti, precisando che l’ultima telefonata fra Vladimir Putin e Trump risale al 16 ottobre. Dal lato ucraino, Volodymyr Zelensky ha definito i colloqui i più intensi dall’inizio della guerra, ma ha ribadito che Kiev non riconoscerà il Donbas come russo né di fatto né di diritto. Per ragioni logistiche, secondo fonti Ue, il presidente ucraino dovrebbe collegarsi in videoconferenza al Consiglio europeo di Bruxelles, mentre sul tavolo dei Ventisette resta centrale il dossier sugli asset russi.
Commissione sui danni e asset russi
Parallelamente al confronto diplomatico, all’Aja è stata istituita la Commissione del Consiglio d’Europa per i danni causati dall’aggressione russa, seconda fase del meccanismo avviato nel 2023 con il Registro dei danni. La convenzione è stata firmata da 34 Paesi e dall’Ue. Il nuovo organismo valuterà i ricorsi e definirà i risarcimenti, in vista di un Fondo di compensazione atteso nel 2026, che potrebbe essere finanziato anche con gli asset russi congelati. Ursula von der Leyen e l’Alta rappresentante Kaja Kallas hanno sottolineato il valore politico dell’iniziativa, mentre la Farnesina l’ha definita un “tassello” per una pace giusta e duratura. Proprio sugli asset, fonti Ue indicano che il loro uso pieno è, di fatto, l’unica opzione praticabile per sostenere Kiev, poiché le alternative basate sul bilancio europeo richiedono l’unanimità e non hanno i numeri. Belgio, Italia, Bulgaria e Malta, pur sostenendo il congelamento a tempo indeterminato, chiedono però di esplorare soluzioni con minori rischi legali e parametri più prevedibili, anche per garantire coperture al Belgio, dove è concentrata una parte rilevante dei beni. Nel frattempo, il Parlamento europeo ha attivato la procedura d’urgenza sul prestito legato agli asset russi e approvato una parte della legislazione del piano ReArm Eu, estendendone il perimetro alla resilienza contro le minacce ibride. A rendere più tesa la cornice, Bloomberg segnala che i prezzi del greggio russo sono ai minimi dal 2022, con sconti aggravati dalle sanzioni e crescenti difficoltà nella vendita e nella consegna.
Difesa antidroni
Sul piano della sicurezza, il premier polacco Donald Tusk ha dichiarato che la difesa contro i droni è ormai una priorità strategica dell’Unione europea, con investimenti “di miliardi” per la costruzione di un vero e proprio “muro” di protezione. Il Regno Unito ha annunciato un nuovo pacchetto di aiuti da 600 milioni di sterline per rafforzare la difesa aerea ucraina. In parallelo, la Russia ha designato Deutsche Welle “organizzazione indesiderabile”, in un’ulteriore stretta contro i media indipendenti, mentre otto Paesi del fianco orientale, fra cui Finlandia, Svezia e Stati baltici, hanno indicato Mosca come la principale minaccia alla pace e alla sicurezza euro-atlantica.
Nuovi colloqui negli Usa
Il calendario diplomatico, intanto, non si ferma. Secondo Axios, nel fine settimana potrebbero tenersi nuovi colloqui tecnici fra Stati Uniti e Ucraina negli Stati Uniti, forse a Miami, con gruppi di lavoro chiamati a “esaminare le mappe” e affrontare i nodi ancora irrisolti. Ma fra le linee rosse del Cremlino, il rifiuto ucraino di qualsiasi cessione territoriale e il confronto europeo sull’uso degli asset russi, la strada verso un’intesa definitiva resta, allo stesso tempo, vicina e drammaticamente lontana.



