Il museo del Louvre ha chiuso le sue porte ai visitatori dopo che circa quattrocento dipendenti hanno votato uno sciopero a oltranza per denunciare il deterioramento delle condizioni di lavoro. L’assemblea generale, convocata dai sindacati CFDT, CGT e Sud, ha approvato all’unanimità la mobilitazione, lasciando migliaia di turisti bloccati davanti all’ingresso del museo più visitato al mondo. La protesta arriva in un momento particolarmente delicato per l’istituzione parigina, già scossa dal clamoroso furto di gioielli avvenuto in ottobre in pieno giorno, un episodio che ha messo in luce criticità nella sicurezza interna e nella gestione delle risorse. I sindacati parlano apertamente di “crisi”: personale insufficiente, carichi di lavoro crescenti, fondi statali in calo e una pressione costante dovuta alle folle che quotidianamente affollano le sale del museo. La direzione del Louvre aveva inizialmente tentato di valutare se fosse possibile garantire l’apertura con il personale non aderente allo sciopero, ma l’alta partecipazione ha reso inevitabile la chiusura completa per l’intera giornata, senza una data certa di riapertura. Sul sito ufficiale del museo è comparso un avviso laconico: “Il museo per il momento è chiuso”. La ministra della Cultura Rachida Dati ha promesso interventi per limitare i tagli previsti nel 2026 e ha affidato a Philippe Jost, già responsabile della ricostruzione di Notre-Dame, il compito di riorganizzare in profondità la struttura insieme alla direttrice Laurence des Cars. Ma per i lavoratori le rassicurazioni non bastano: chiedono nuove assunzioni, soprattutto nella sicurezza e nei servizi ai visitatori, e un piano strutturale che restituisca sostenibilità al lavoro quotidiano. La chiusura del Louvre, simbolo globale della cultura, diventa così il segnale più evidente di un malessere che covava da tempo. E che ora, con lo sciopero a oltranza, chiede risposte immediate.



