Sei caschi blu delle Nazioni Unite sono stati uccisi in un attacco con drone nella regione sudanese del Kordofan Meridionale, una delle aree più instabili del Paese, dove da mesi si combatte tra esercito regolare e milizie paramilitari. L’attacco, avvenuto nel primo pomeriggio di ieri, ha colpito un convoglio della missione UNISFA impegnato in un’operazione di evacuazione medica. Secondo le prime ricostruzioni, il drone — di provenienza ancora incerta — avrebbe sganciato un ordigno improvvisato mentre i mezzi attraversavano una zona rurale considerata “a rischio moderato”. Le Nazioni Unite hanno definito l’episodio «un atto inaccettabile e una grave violazione del diritto internazionale», chiedendo un’indagine immediata e indipendente. Il segretario generale ha espresso «profondo cordoglio» per le vittime, sottolineando come l’uso crescente di droni armati da parte delle fazioni in conflitto stia rendendo «quasi impossibile» garantire la sicurezza del personale umanitario e di peacekeeping. Fonti locali riferiscono che l’area dell’attacco è contesa da settimane, con scontri intermittenti tra le Forze Armate Sudanesi e le Rapid Support Forces, entrambe accusate di utilizzare tecnologia militare non convenzionale fornita da attori esterni. Nessun gruppo ha rivendicato l’azione, ma gli analisti temono che possa segnare un salto di qualità nella guerra civile, già segnata da violenze diffuse e da una crisi umanitaria che coinvolge milioni di civili. L’episodio ha provocato forte indignazione nella comunità internazionale. Diversi Paesi membri del Consiglio di Sicurezza hanno chiesto un rafforzamento delle misure di protezione per i caschi blu e un nuovo round di negoziati per evitare un’ulteriore escalation. Intanto, sul terreno, la missione UNISFA ha sospeso temporaneamente le operazioni non essenziali, mentre le squadre di sicurezza stanno cercando di ricostruire la dinamica dell’attacco e valutare eventuali responsabilità.



