Sono 11 milioni le famiglie italiane (il 54% del totale) che nei prossimi tre anni intendono realizzare interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico delle proprie abitazioni. Tuttavia, 4,7 milioni di nuclei non dispongono delle risorse economiche necessarie. È quanto emerge da un’indagine realizzata da Nomisma per Cna, sulla base della quale la Confederazione ha elaborato una serie di proposte per ridurre il divario tra le intenzioni di investimento e la reale capacità di spesa delle famiglie. In questo contesto, i bonus edilizi svolgono una funzione sociale fondamentale, consentendo anche alle famiglie economicamente più fragili di migliorare l’efficienza del proprio patrimonio abitativo, ridurre il costo delle bollette e contribuire agli obiettivi della transizione green. Non a caso, l’82% delle famiglie indica la capacità di reddito come una delle leve principali per stimolare nuovi interventi.
Il Governo acceleri
L’indagine evidenzia inoltre che 4 famiglie su 10 (4,4 milioni) dispongono di meno di 20mila euro per realizzare interventi di ristrutturazione; oltre il 35%giudica il proprio reddito appena sufficiente e un ulteriore 7,6% lo considera insufficiente. A fronte di questo scenario, va rilevato che, nonostante le scadenze europee ormai prossime, dall’esecutivo non arrivano ancora segnali concreti sulla presentazione del Piano nazionale di ristrutturazione, necessario per il pieno recepimento della direttiva europea sulle “case green”. Si tratta di un elemento essenziale per garantire certezza programmatica a famiglie e imprese.
Il report Nomisma per Cna
bonus edilizi risultano quindi determinanti per sostenere gli investimenti, in particolare quelli legati all’efficientamento energetico. Secondo le stime del report Nomisma per Cna, se nel 2026 dovessero entrare in vigore le riduzioni delle agevolazioni previste dalla precedente legge di bilancio – con il passaggio dal 50% al 36% per l’abitazione principale e al 30% per le altre abitazioni– 2,4 milioni di famiglie rinuncerebbero agli interventi di riqualificazione, con un mancato investimento pari a 71,2 miliardi di euro.
Risparmio in bolletta
Un volume di investimenti di tale entità genera un incremento del valore aggiunto di 87,5 miliardi di euro e, sul piano ambientale, consente una riduzione dei consumi energetici pari a circa il 3,6% del settore residenziale, con un risparmio medio in bolletta di 361 euro l’anno per famiglia. La conferma anche per il 2026 della detrazione al 50% permetterebbe dunque di evitare una forte contrazione della domanda, che si trova attualmente in una fase di assestamento.
Il calo del fatturato
Il settore dovrebbe chiudere il 2025 con una spesa di circa 50 miliardi di euro, in calo del 29% rispetto all’anno precedente, ma comunque su livelli nettamente superiori a quelli pre-Covid (28 miliardi nel periodo 2014-2019). L’indagine ha raccolto anche il punto di vista delle imprese associate a CNA, secondo le quali le principali criticità non riguardano solo la flessione della domanda, ma anche la crescente difficoltà nel reperire manodopera qualificata, l’aumento dei costi delle materie prime e, soprattutto, l’incertezza normativa e fiscale. In assenza di un quadro chiaro del sistema di incentivi, le imprese non sono nelle condizioni di programmare attività e investimenti. Per il 2025 è previsto un calo del fatturato e degli ordini intorno al 3%.
Garantire incentivi stabili
Alla luce di queste evidenze, il report, osserva la Cna, propone una serie di interventi per rilanciare il mercato della riqualificazione energetica e riportarlo su livelli di attività sostenibili, all’interno di un sistema di incentivi stabile e di medio-lungo periodo. In particolare, la Confederazione nazionale degli artigiani chiede di: garantire incentivi stabili per i prossimi 5-10 anni, con una detrazione non inferiore al 50%, introducendo meccanismi premiali per gli interventi con maggiore impatto sull’efficientamento energetico; prevedere criteri di progressività delle detrazioni in base al reddito, a tutela delle famiglie a reddito medio-basso; assicurare la possibilità di cessione del credito.
In questo quadro, diventa indispensabile anche un ruolo più attivo del sistema bancario, chiamato a sviluppare prodotti dedicati – come mutui green, prestiti ponte e linee di credito calibrate sul reddito e sui risparmi energetici attesi – per consentire alle famiglie di coprire la quota di investimento non finanziata dagli incentivi.
Fondi di investimento Green
Senza un’offerta creditizia adeguata e accessibile, una parte significativa degli interventi rischia infatti di non essere realizzata. Il report propone inoltre la diffusione di strumenti finanziari innovativi, come i contratti EPC (Energy Performance Contract), nei quali soggetti terzi finanziano gli interventi recuperando l’investimento attraverso una quota dei risparmi energetici generati, e la creazione di fondi di investimento greendedicati alla riqualificazione del patrimonio residenziale.
Aiutare le famiglie con nuovi servizi informativi
Cna inoltre sottolinea la necessità di garantire servizi di supporto alle famiglie, attraverso un portale web dedicato e una rete di sportelli fisici, per orientare i cittadini nella scelta degli interventi, delle imprese e dei tecnici qualificati, nonché nella gestione delle pratiche per l’accesso agli incentivi.



