Un punto a favore dei pescatori italiani: nel 2026 non ci sarà alcun taglio alle giornate di pesca. Dopo oltre 40 ore di trattative serrate a Bruxelles, l’Italia è riuscita a bloccare le proposte della Commissione europea che avrebbero dimezzato l’attività in mare dei pescherecci, mettendo a rischio la sopravvivenza di intere marinerie. Ad annunciarlo è stato il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, che ha parlato di una proposta “priva di buon senso” superata all’unanimità dagli Stati membri. “Rispetto all’anno scorso abbiamo migliorato le condizioni di lavoro delle marinerie italiane” ristabilendo un equilibrio tra sostenibilità ambientale e sostenibilità economica e sociale”.
Crollo scongiurato
È stato così respinto il piano della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, che prevedeva una riduzione fino al 64% delle attività per le imbarcazioni a strascico. Al centro dell’intesa raggiunta in sede di Consiglio Agrifish, grazie anche a un’azione comune di Italia, Spagna e Francia, due strumenti chiave: il fermo biologico e il bando delle demolizioni già adottati dal nostro Paese. Una media che nel 2025 ha visto le barche lavorare circa 120 giorni, con 60 giorni consecutivi di fermo per la tutela delle risorse, evitando così il crollo previsto per il 2026, quando l’attività si sarebbe ridotta a poco più di cinquanta giorni.
L’Italia che fa squadra
Soddisfazione viene espressa da Coldiretti Pesca. “Quando il settore viene ascoltato e supportato è possibile conciliare la tutela degli stock ittici con il futuro delle imprese”, sottolinea Daniela Borriello, responsabile nazionale di Coldiretti Pesca. “Abbiamo fermato proposte che avrebbero penalizzato in modo irreversibile le nostre marinerie. Ha prevalso una visione pragmatica, frutto del lavoro del ministero e delle organizzazioni della pesca. Quando l’Italia fa squadra in Europa, i risultati arrivano”.
La specificità del Mediterraneo
Coldiretti ribadisce la necessità di proseguire su questa strada anche nei prossimi negoziati europei, affinché le politiche comuni tengano conto delle specificità del Mediterraneo e del valore economico, sociale e ambientale delle comunità costiere. Una filiera che in Italia conta circa 12mila imbarcazioni e un fatturato complessivo vicino ai 750 milioni di euro.
Evitato danno economico
Secondo Paolo Tiozzo, vicepresidente di Confcooperative Fedagripesca, “con le nuove regole è stato sventato un danno economico stimato in oltre 300 milioni di euro l’anno garantendo continuità produttiva e stabilità per migliaia di imprese e lavoratori nel 2026”
No a pesci e molluschi importati
Se fosse passata la proposta della Commissione, avverte Coldiretti Pesca, la dipendenza dall’estero sarebbe aumentata ulteriormente, favorendo l’ingresso massiccio di pesce e molluschi surgelati provenienti dall’Estremo Oriente. Una tendenza già in atto: in quarant’anni la dipendenza dall’importazione di prodotto ittico è salita dal 30% all’85%.
Misure di compensazione
“Il taglio è stato ridotto al 39% ed è stato accompagnato da un pacchetto di misure compensative che, di fatto, neutralizza la riduzione dello sforzo di pesca”, conclude Elena Ghezzi, responsabile nazionale pesca e acquacoltura di Legacoop Agroalimentare. “Un passaggio politico rilevante che riconosce l’arresto definitivo come misura strutturale e valorizza gli sforzi compiuti dal settore negli ultimi anni”.



