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Asili nido, più spesa ma accesso diseguale: l’Italia cresce a due velocità

sabato, 13 Dicembre 2025
1 minuto di lettura

Il servizio Nido si conferma uno degli ambiti più sensibili delle politiche comunali, centrale nel sostenere le famiglie e nel favorire la conciliazione tra vita privata e lavoro. I dati più recenti mostrano segnali di miglioramento, ma restituiscono anche un quadro ancora fortemente disomogeneo, segnato da profonde differenze territoriali e dimensionali. A fotografare la situazione è la Relazione annuale sui servizi pubblici 2025 del Cnel, presentata lo scorso ottobre, basata sui dati 2022 della piattaforma OpenCivitas di Sogei. Sul fronte della spesa, il costo medio nazionale per bambino accolto nei servizi per la prima infanzia si attesta a 8.088 euro, in lieve aumento (+1%) rispetto all’anno precedente. Dietro questa media si celano però forti divari regionali: si passa dai 3.031 euro del Molise (in calo dell’1%) agli 11.219 euro della Liguria, che registra un incremento del 24%, fino ai 10.503 euro del Lazio, rimasto stabile. Particolarmente significativo è l’aumento della spesa nei grandi comuni del Sud, dove si registra un +54%: un dato che, tuttavia, non si traduce automaticamente in un ampliamento dell’offerta, lasciando irrisolto il nodo dell’efficacia degli investimenti.
Per valutare l’impatto reale del servizio Nido, il Cnel richiama il tasso di copertura, ovvero la percentuale di bambini tra 0 e 2 anni che accedono al servizio. A livello nazionale il valore medio sale al 17,6%, con una crescita annua del 7%, ma anche in questo caso il quadro è fortemente polarizzato. I livelli più elevati si registrano nei piccoli comuni del Centro, che raggiungono una copertura del 52,8%. Spicca l’Umbria, nuova regione leader con il 44% e un balzo del 150% rispetto all’anno precedente.
Mezzogiorno all’opposto
All’estremo opposto si colloca il Mezzogiorno, dove la media si ferma al 7,3%, ben distante dal 22,5% del Centro, dal 24% del Nord-Est e dal 17,8% del Nord-Ovest. Nei comuni del Sud con oltre 60.000 abitanti, inoltre, le risorse tendono a concentrarsi su un numero ristretto di beneficiari, accentuando le disuguaglianze di accesso. Un segnale incoraggiante arriva però dai centri più piccoli del Sud, dove la copertura cresce del 68%, raggiungendo l’8,1%.
La lettura provinciale conferma un’Italia a più velocità. In testa alla graduatoria si colloca Perugia, con un tasso di copertura del 52,6% e un incremento del 174% dell’indice, seguita da Bologna (41,7%, +33%) e Prato (37,6%, +39%). Solo un anno prima, nel 2021, il primato spettava a Bologna, davanti a Rimini e Reggio nell’Emilia. In coda restano invece Caserta (1,3%, seppur in crescita del 49%), Catanzaro (2,6%, +30%) e Reggio Calabria, che arretra al 3,7% con un calo del 17%.
La Relazione Cnel sottolinea infine come il “Livello dei servizi”, espresso su una scala da 0 a 10, sia un indice composito che combina misure di processo e di risultato. Basato sugli indicatori I03-I07 della piattaforma OpenCivitas, l’indice mira a restituire in modo sintetico non solo la quantità, ma anche – laddove possibile – la qualità dei servizi erogati.

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