La crisi venezuelana torna al centro della scena internazionale mentre Donald Trump ribadisce che la sua “campagna di pressione riguarda molte cose”, lasciando intendere che la strategia verso il governo di Nicolás Maduro non si limiterà alle sanzioni economiche. Le sue parole arrivano in un momento delicatissimo: María Corina Machado, leader dell’opposizione e Premio Nobel per la Pace, è riapparsa in pubblico a Oslo dopo quasi un anno di clandestinità, durante il quale ha vissuto nascosta per evitare un probabile arresto in patria. Machado è giunta in Norvegia al termine di un viaggio complesso e rischioso, reso possibile — come lei stessa ha dichiarato — anche grazie al sostegno dell’amministrazione statunitense. La sua presenza nella capitale norvegese ha attirato l’attenzione dei media internazionali: nella notte tra il 10 e l’11 dicembre si è affacciata dal balcone del Grand Hotel salutando decine di sostenitori che intonavano l’inno venezuelano e chiedevano “libertà”. Il premier norvegese Jonas Gahr Støre ha definito “emozionante” l’incontro con la leader dell’opposizione, sottolineando l’importanza di ascoltare la sua testimonianza sugli sviluppi interni al Venezuela. La visita di Machado arriva inoltre in un clima diplomatico teso: Caracas ha chiuso la propria ambasciata a Oslo poche settimane dopo l’assegnazione del Nobel, interpretata dal governo Maduro come un atto ostile. Sul fronte politico, le posizioni di Machado continuano a dividere. La leader ha più volte espresso sostegno alle operazioni statunitensi nel Mar dei Caraibi e alla linea dura di Trump contro Maduro, attirando critiche da parte di osservatori internazionali e analisti che giudicano rischiosa un’escalation militare nella regione.



