La Federal Reserve ha annunciato un nuovo taglio dei tassi di interesse di 25 punti base, portando il costo del denaro nel range compreso tra il 3,50% e il 3,75%. Si tratta del terzo intervento consecutivo e del sesto da quando, nel 2024, è iniziato il ciclo di allentamento monetario. Una decisione attesa dai mercati, ma che arriva in un contesto di crescente incertezza economica e di divisioni interne al Federal Open Market Committee, dove tre membri hanno votato contro la misura. Il presidente Jerome Powell ha ribadito che l’obiettivo resta quello di riportare l’inflazione verso il target del 2%, mentre gli indicatori mostrano un mercato del lavoro in progressivo indebolimento e una crescita economica moderata. Nonostante il nuovo taglio, la Fed ha segnalato che la fase più intensa della politica espansiva potrebbe essere giunta al termine: nelle proiezioni aggiornate, infatti, i funzionari prevedono per il 2026 un solo ulteriore intervento sui tassi, un rallentamento netto rispetto al ritmo degli ultimi mesi. La scelta riflette un equilibrio delicato. Da un lato, la necessità di sostenere un’economia appesantita da inflazione ancora elevata e dazi commerciali; dall’altro, il timore che un allentamento troppo rapido possa alimentare nuove pressioni sui prezzi. Le divisioni interne al Fomc — con un membro favorevole a un taglio più profondo da 50 punti base e due contrari a qualsiasi riduzione — mostrano quanto il quadro resti complesso. La reazione dei mercati è stata cauta: gli investitori guardano ora alle prossime settimane per capire se i dati macroeconomici confermeranno la traiettoria indicata dalla banca centrale. Per il momento, la Fed sceglie una linea prudente, lasciando intendere che il 2026 sarà un anno di interventi limitati e mirati, più che di un nuovo ciclo di stimoli.



