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Caro-energia, l’allarme di Confartigianato: l’Italia frena. Le piccole imprese non sono un bancomat

Granelli: serve un’azione immediata per riportare equità nel sistema
giovedì, 11 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

Le nuove stime contenute nell’Autumn Economic Forecast della Commissione europea confermano un rallentamento per l’economia italiana: il PIL si fermerà a +0,8% sia nel 2026 sia nel 2027, ben al di sotto della crescita media dell’UE a 27, rispettivamente del +1,4% e +1,5%. Una frenata che arriva dopo un triennio 2021-2024 in cui l’Italia aveva mostrato una performance superiore di 1,5 punti alla media europea, nonostante gli effetti della guerra in Ucraina e della più forte stretta monetaria della storia dell’euro.

Granelli: ristabilire equilibrio ed equità

Secondo Confartigianato, uno dei fattori che pesa maggiormente sul rallentamento è l’elevato costo dell’energia, in particolare per la manifattura. Il tema è al centro del 20° Rapporto annuale Galassia Impresa, dedicato all’espansione dell’universo produttivo italiano, e di un recente evento dell’organizzazione, durante il quale il presidente Marco Granelli ha ribadito la necessità di “ristabilire equilibrio ed equità nel costo dell’energia pagato dalle imprese”, denunciando che “le piccole imprese non possono essere considerate un bancomat”.

Un extracosto da oltre 5 miliardi

L’Italia è la seconda economia manifatturiera dell’Unione europea e la prima per occupati nelle micro e piccole imprese (MPI). Proprio queste ultime sono le più penalizzate dal caro-energia. Nel primo semestre 2025, il prezzo dell’elettricità per le classi di consumo tipiche delle MPI (fino a 2.000 MWh) ha raggiunto i 28,46 centesimi/kWh, il 24,3% in piùrispetto alla media UE, risultando il valore più alto tra le prime dieci economie manifatturiere europee.
Applicando il differenziale di prezzo ai vari livelli di consumo, Confartigianato stima un extracosto complessivo di 5,39 miliardi di euro per le imprese con consumi inferiori ai 2.000 MWh. Le più danneggiate sono però le aziende piccolissime: quelle che consumano meno di 20 MWh pagano un prezzo dell’energia superiore del 34,5% alla media europea, con un peso aggiuntivo stimato in 2,49 miliardi di euro.

Le regioni più penalizzate

La distribuzione territoriale dell’extracosto mostra un impatto particolarmente forte nelle regioni più industrializzate. Lombardia: 1.021 milioni di euro (18,9% del totale), pari allo 0,22% del PIL regionale. Veneto: 563 milioni (0,31% del PIL). Emilia-Romagna: 496 milioni (0,27% del PIL). Puglia: 410 milioni (0,47% del PIL), terzo valore più elevato in rapporto al PIL.

Le provincie che pagano di più

A livello provinciale, l’extracosto supera i 100 milioni di euro in diversi territori ad alta densità manifatturiera: Brescia (192 milioni), Milano (177), Napoli (155), Taranto (144, con un peso record dell’1,18% del PIL provinciale), Bergamo (143), Torino (129), Verona (119), Vicenza e Treviso (100 milioni ciascuna).

Accise e oneri e competitività

Uno dei fattori principali del divario con l’Europa è rappresentato dal carico fiscale e parafiscale. Nel primo semestre 2025, il prelievo su accise e oneri per le MPI italiane è risultato superiore del 68% rispetto alla media UE. Per le imprese con consumi entro i 20 MWh, il gap sale addirittura al 92,5%.
Il rapporto evidenzia un sistema distorto: per le imprese con consumi minimi (classe IA, fino a 20 MWh) il peso fiscale è 17,9 volte quello applicato alle grandi aziende della classe IG (oltre 150.000 MWh), contro un rapporto medio UE di 4 volte.

Il paradosso dei prezzi

Un ulteriore elemento critico riguarda il disallineamento fra i prezzi internazionali delle materie prime e le bollette delle imprese. Nei primi sei mesi del 2025, il costo all’import di petrolio e gas è tornato appena del 2,2% sopra i livelli del 2021, mentre il prezzo all’ingrosso dell’elettricità (PUN) risulta del 4,5% inferiore alla media dello stesso anno.
Eppure, per le MPI il costo finale dell’energia elettrica resta del 36,8% superiore ai livelli pre-crisi, segno — sottolinea Confartigianato — di una “coda lunga” della crisi energetica, alimentata da distorsioni di mercato e da un carico fiscale sproporzionato.

L’appello di Confartigianato

Di fronte a un extracosto che rischia di frenare la competitività del tessuto produttivo italiano, Confartigianato chiede interventi urgenti per ridurre squilibri e distorsioni: “Serve un’azione immediata per riportare equità nel sistema”, ha affermato Granelli, “perché senza micro e piccole imprese non c’è crescita possibile”.

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