In una piazza San Pietro già in festa per il Natale, tra il presepe della diocesi di Nocera-Sarno e il grande abete trentino che sarà acceso il 15 dicembre, papa Leone XIV ha guidato l’udienza generale intrecciando il tema della nascita e quello della Risurrezione. Al centro della catechesi, dedicata a “La Pasqua di Gesù Cristo: risposta ultima alla domanda sulla nostra morte”, il Pontefice ha richiamato il “mistero della morte”, e il “desiderio di vita e di eternità”, che abita ogni persona.
“Attendere la morte con la speranza certa della Risurrezione”, preserva dalla paura di scomparire per sempre e ci prepara alla gioia della vita senza fine”, ha affermato dal sagrato, davanti a migliaia di pellegrini.
L’appello per la pace nel Sud-est asiatico
Al termine dell’udienza, il Papa ha rivolto un pensiero alle popolazioni colpite dal riacutizzarsi del conflitto lungo il confine tra Thailandia e Cambogia. Si è detto “profondamente rattristato”, dalle notizie di nuove vittime, anche civili, e dagli sfollamenti. “Esprimo la mia vicinanza nella preghiera e chiedo alle parti di cessare immediatamente il fuoco e di riprendere il dialogo», ha dichiarato.
Rivolgendosi poi ai pellegrini polacchi e tedeschi, in particolare ai partecipanti alla conferenza per il 60° anniversario del celebre messaggio di riconciliazione dei vescovi polacchi ai vescovi tedeschi, Leone XIV ha esortato «gli uomini di buona volontà a impegnarsi per la riconciliazione e la pace tra i popoli”. Una testimonianza, ha aggiunto, che “riconciliazione e perdono sono possibili quando nascono dal reciproco desiderio di pace e dall’impegno comune, in verità, per il bene dell’umanità”
Meditazione sulla morte
Riflettendo sull’ineluttabilità della morte, il Papa ha osservato che l’uomo potrebbe considerarsi “una creatura paradossale, infelice”, non solo perché destinato a morire, ma perché consapevole di questo destino. Da tale consapevolezza, ha spiegato, derivano spesso «le rimozioni e le fughe esistenziali» davanti al tema della fine.
Guardando al presepe ispirato a Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, Leone XIV ha citato il testo Apparecchio alla morte, in cui il santo campano mette in luce “il valore pedagogico della morte”, definendola “una grande maestra di vita”. “Sapere che esiste e meditarla”, ha detto il Pontefice, “ci insegna a scegliere cosa davvero fare della nostra esistenza. Pregare, per comprendere ciò che giova al Regno dei cieli, e lasciare andare il superfluo che ci lega alle cose effimere, è il segreto per vivere in modo autentico”.
Conservatori e riformisti europei
Nella mattinata di ieri, prima dell’udienza in piazza, il Papa ha ricevuto una delegazione del gruppo dei Conservatori e Riformisti al Parlamento europeo. A loro ha ribadito la necessità di tutelare il valore della vita «dal concepimento alla morte naturale». Ha richiamato “i ricchi principi etici e i modelli di pensiero del patrimonio intellettuale dell’Europa cristiana”, “fondamentali non solo per difendere «i diritti divinamente conferiti e il valore intrinseco di ogni persona”, ma anche per affrontare le grandi sfide contemporanee: povertà, esclusione sociale, privazione economica, crisi climatica, violenza e guerre.
L’identità europea, ha osservato, “può essere compresa e promossa solo in riferimento alle sue radici giudaico-cristiane”. Ascoltare la voce della Chiesa, attraverso la sua dottrina sociale, “non significa restaurare un’epoca passata, ma garantire che risorse chiave per la cooperazione e l’integrazione future non vadano perse”.



