Il faccia a faccia tra Giorgia Meloni e Volodymyr Zelensky, durato circa novanta minuti a Palazzo Chigi, è stato il cuore della giornata romana del presidente ucraino. Una visita che arriva nel pieno delle tensioni con Washington, dove Donald Trump continua a incalzarlo perché accetti il piano americano o torni alle urne, e mentre in Europa cresce il tentativo di costruire una strategia alternativa. “Mi fido della premier Meloni” ha detto Zelensky prima del bilaterale, salutato in cortile tra bandiere italiane, europee e ucraine. Prima dell’arrivo a Palazzo Chigi, il presidente ucraino ha incontrato Papa Leone XIV a Castel Gandolfo, ringraziandolo per l’assistenza umanitaria e per il ruolo della Santa Sede nella mediazione sul rimpatrio dei bambini deportati in Russia.

Zelensky ha invitato il Pontefice a recarsi in Ucraina, definendo una possibile visita “un segnale di sostegno per la nostra gente”. Dopo l’incontro con Meloni il presidente ucraino ha parlato di “conversazione eccellente, molto significativa”, ringraziando l’Italia per il ruolo attivo nel definire “idee pragmatiche” per avvicinare la pace. Ha sottolineato l’importanza del sostegno energetico italiano, “ciò che permette alle famiglie ucraine di resistere sotto gli attacchi russi”. La delegazione di Kiev comprendeva, tra gli altri, il ministro degli Esteri Andrii Sybiha, che ha avuto a sua volta un colloquio con Antonio Tajani. Il vicepremier ha confermato “il pieno sostegno dell’Italia agli sforzi per una pace giusta” e annunciato l’arrivo del dodicesimo pacchetto di aiuti militari.

Il viaggio di Zelensky a Roma è l’ultima tappa di un intenso tour europeo iniziato a Londra con il premier britannico Keir Starmer, il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz, per poi proseguire a Bruxelles con i vertici di Unione europea e Nato. Obiettivo: presentare agli Stati Uniti un piano europeo rielaborato, che eviti a Kiev di accettare concessioni territoriali. Il documento, frutto del lavoro congiunto dei consiglieri per la sicurezza di Londra, Parigi, Berlino e Roma, punta a rafforzare le garanzie di sicurezza per Kiev, a introdurre una formula europea per il futuro del Donbass e a irrigidire l’uso degli asset russi congelati come leva negoziale. “La parte ucraina ed europea del piano è pronta e sarà presto inviata agli Usa” ha dichiarato Zelensky nel messaggio serale. La giornata romana conferma dunque la strategia di Zelensky: costruire un asse europeo forte, capace di controbilanciare le pressioni di Washington e le pretese del Cremlino. “Contiamo molto sull’Italia” ha ribadito il presidente ucraino.
Scontro Trump-Ue

A disturbare la cornice diplomatica sono arrivate le parole di Trump, che in un’intervista ha definito l’Europa “un insieme di nazioni deboli e decadenti”. La replica di Bruxelles è stata immediata: “Siamo orgogliosi dei nostri leader” ha affermato la portavoce della Commissione. Merz, più nel merito, ha giudicato “inaccettabili” passaggi della nuova strategia di sicurezza americana, che prevede addirittura la “scomparsa della civiltà europea”. “America first può andare bene, ma America da sola non è nell’interesse di Washington” ha avvertito il cancelliere. L’Alta rappresentante per la politica estera Kaja Kallas ha ricordato che in Europa libertà di espressione e partecipazione politica non sono in discussione, invitando gli Stati Uniti a rivolgere altrove le critiche: “In Russia dissenso, stampa libera e opposizione sono vietati”. Dal Consiglio europeo, Antonio Costa ha garantito che i Ventisette non abbandoneranno l’Ucraina come accaduto ad altri Paesi “in Afghanistan”.
La posizione russa

Intanto Mosca continua a irrigidire la propria posizione. Vladimir Putin ha ribadito che “il Donbas è territorio russo”, definendolo un fatto storico, e sostenendo che la guerra sarebbe iniziata con “il colpo di Stato del 2014”. La procura federale russa ha incriminato vari dirigenti politici e militari ucraini per presunto genocidio dei russofoni, escludendo tuttavia Zelensky, interpretato come un tentativo di lasciare aperto uno spiraglio negoziale.
Sul terreno

Sul terreno il quadro resta teso. La Bbc segnala la presenza della bandiera ucraina sopra Pokrovsk, mentre in Russia sette persone sono morte nello schianto di un vecchio cargo militare Antonov An ventidue nella regione di Ivanovo. In Francia l’Aeronautica ha registrato nuovi sorvoli di droni su una base di intelligence, considerati parte delle incursioni ibride che negli ultimi mesi hanno colpito diverse infrastrutture sensibili europee. In Lituania il governo ha dichiarato lo stato di emergenza per il lancio di palloni dalla Bielorussia, utilizzati per il contrabbando ma considerati potenzialmente pericolosi per l’aviazione civile.



