Si può scioperare al tempo del Coronavirus? E’ lecito, legittimo, morale, giusto?
Oggi, in tutta Italia, è stato annunciato un blocco dal lavoro, deciso dai sindacati Cub (Confederazione unitaria di base) e Sgb (Sindacato generale di base), della durata di 24 ore. Riguarderà tutti i settori, pubblici e privati, ma quelli che provocheranno più disagi sono il settore dei trasporti e in misura minore, quello scolastico.
Già nel momento in cui scriviamo a Roma e a Milano si stanno registrando gravi episodi di insofferenza verso i protagonisti dell’iniziativa. Gente esasperata che staziona indignata presso le fermate degli autobus.
Come se non bastassero le regole (ambigue) sul distanziamento, le mascherine, per salire sui mezzi pubblici, a complicare le cose.
Prima o poi sarebbe successo, era scontato, da prevedere: finito il periodo dell’isolamento di massa, la ripartenza economica ancora all’angolo, il ritorno alle attività normali, avrebbe comportato la ripresa pure delle problematiche salariali, sociali, collettive.
Se il fronte politico è plasticamente spaccato; da una parte, il Palazzo che si autocelebra a Villa Pamphili, reiterando quotidianamente una stucchevole e propagandistica passerella mediatica, con tante indicazioni e poche ricette, dall’altro l’opposizione che rivendica la centralità del Parlamento, come luogo del confronto e delle decisioni vere; il fronte sindacale non è da meno.
I sindacati di base hanno preso il boccino in mano e quelli di vertice (Cgil, Cisl e Uil) invece, hanno preferito, come stanno facendo, assumere un atteggiamento più corretto, ma anche più imbalsamato, ingessato, accettando di fare da codazzo agli Stati Generali dell’Economia. Ma il caos è nelle città. Costringendo i cittadini ad usare le macchine o andare a piedi.
E’ giusto? Questo sciopero evidenzia ormai il cambio di paradigma. Se nella fase-1 tutte le attività politiche, istituzionali, sindacali, imprenditoriali, erano bloccate (la priorità della questione sanitaria); la ripartenza (la fase-2) ha riproposto lo schema classico, consueto. Tutte le attività, sindacali comprese, hanno e devono riacquistare importanza.
Resta da discutere l’opportunità, l’attualità di uno strumento ottocentesco, come lo sciopero, logoro, consumato, ideologico, che tra l’altro, complica maggiormente le cose. Specialmente ora, con il contagio spento, ma che potrebbe riprendere quanto prima, magari in Autunno, quando ci sarà l’Autunno caldo degli italiani (le scadenze fiscali, la verità sul prolungamento della Cig) e, ovviamente, il “redde-rationem” di Conte.
Ma ai sindacati, se si toglie, l’arma dello sciopero, cosa resta per farsi sentire?
(Lo_Speciale)