Secondo i dati diffusi da organizzazioni internazionali per la libertà di stampa, nel corso del 2025 sono stati uccisi 67 giornalisti in tutto il mondo. Un numero che riporta indietro di oltre un decennio, ai livelli più alti dal 2012. La parte più tragica di questo bilancio riguarda la Striscia di Gaza, dove il conflitto tra Israele e Hamas ha causato la morte di almeno 33 reporter, quasi la metà del totale globale. Molti di loro sono rimasti vittime di bombardamenti o scontri armati mentre documentavano la guerra, altri sono stati colpiti mentre cercavano di raccontare la vita quotidiana sotto assedio. Oltre a Gaza, altri Paesi segnati da violenze contro la stampa includono: Messico, con 6 giornalisti assassinati, spesso per mano dei cartelli della droga; Ucraina, dove 5 reporter hanno perso la vita nel contesto della guerra con la Russia; Haiti, teatro di violenze legate alle bande armate, con 4 giornalisti uccisi. Le organizzazioni per i diritti umani denunciano che la maggior parte dei casi resta impunita, alimentando un clima di paura e censura. Il segretario generale di Reporters Sans Frontières (RSF) ha definito il 2025 “un anno nero per la libertà di stampa”, sottolineando che “mai come oggi il giornalismo è stato così pericoloso”. Il dato evidenzia una tendenza inquietante: i giornalisti continuano a essere bersagli diretti nei conflitti, ma anche vittime di criminalità organizzata e repressione politica. La comunità internazionale chiede misure urgenti per garantire protezione ai reporter e per perseguire i responsabili delle violenze. Il bilancio del 2025 ricorda che la libertà di stampa non è mai garantita, e che raccontare la verità può costare la vita.



