Un amministratore è sottoposto a mille pressioni ma il suo vero ruolo è definire strategie, allocare risorse e garantire sostenibilità
La pubblicazione dell’articolo apparso sul Corriere di Milano l’8 dicembre 2025, relativo alle presunte criticità del reparto ad alta intensità dell’Ospedale San Raffaele, rappresenta un contributo importante al dibattito pubblico sulla sicurezza delle cure. Informare l’opinione pubblica e segnalare potenziali disfunzioni è un dovere giornalistico e un elemento essenziale per garantire trasparenza nei confronti dei cittadini.
Al tempo stesso, è necessario leggere quanto riportato collocandolo nel contesto complesso in cui opera una struttura sanitaria di eccellenza. L’Amministratore Unico del San Raffaele, dott. Francesco Galli, è chiamato ogni giorno a gestire pressioni economiche, regolatorie e organizzative significative, che impongono decisioni difficili e volte a garantire la sostenibilità complessiva dell’ospedale. La scelta di ottimizzare alcuni servizi attraverso collaborazioni esterne non nasce da leggerezza, ma da responsabilità gestionali precise e da vincoli che toccano direttamente il ruolo amministrativo.
Sempre ammesso che quanto riportato nell’articolo corrisponda a fatti pienamente accertati, è comunque fondamentale distinguere tra il livello strategico-amministrativo e la gestione operativa quotidiana. Eventuali errori nella somministrazione dei farmaci, nella tenuta delle cartelle cliniche o nella supervisione del personale chiamerebbero in causa, in primo luogo, i responsabili diretti del reparto e della cooperativa incaricata del servizio. Sono loro, infatti, a detenere l’obbligo professionale e giuridico di assicurare il rispetto rigoroso dei protocolli e degli standard di sicurezza.
Attribuire automaticamente responsabilità penali o tecniche all’amministrazione rischierebbe di semplificare e distorcere un quadro assai articolato. Il dovere di chi guida una struttura come il San Raffaele è definire strategie, allocare risorse e garantire sostenibilità; il dovere di chi opera nelle unità cliniche è applicare correttamente tali risorse e assicurare, in ogni istante, la sicurezza del paziente.
È pertanto auspicabile che le verifiche interne già avviate permettano di chiarire ogni aspetto, senza trasformare un’inchiesta giornalistica in un processo mediatico. La priorità deve restare la tutela dei pazienti e il buon funzionamento del sistema, preservando al contempo la credibilità di chi sostiene quotidianamente la complessa governance di una realtà sanitaria di eccellenza.



