La settimana diplomatica di Volodymyr Zelensky è iniziata ieri a Londra, dove il presidente ucraino ha incontrato Keir Starmer, Emmanuel Macron e Friedrich Merz. Nella capitale britannica il capo dello Stato ha cercato di ricomporre il fronte occidentale mentre gli Stati Uniti accelerano su un’intesa con Mosca.
La giornata si è poi spostata a Bruxelles, dove Zelensky ha incontrato Mark Rutte, Ursula von der Leyen e António Costa. Oggi il presidente ucraino sarà a Roma per il colloquio con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi. Intanto la Commissione europea si attende che il Consiglio del 18 e 19dicembre approvi il prestito di riparazione finanziato con gli asset russi immobilizzati.
Sette paesi del Nord e dell’Est hanno sollecitato in una lettera di non perdere tempo e di dare il via libera all’uso pieno di queste risorse. In Italia Antonio Tajani conferma che il nuovo decreto armi per Kiev si farà e ipotizza un ricorso a fondi europei ed eventuali eurobond per rafforzare la difesa comune.
La questione dei territori
In un’intervista a Bloomberg, Zelensky ha riconosciuto che i nodi restano irrisolti e che sul Donbas non esiste ancora una posizione condivisa. Le differenze riguardano soprattutto le garanzie di sicurezza e le condizioni territoriali dell’accordo.Secondo fonti citate dalla France Presse la questione dei confini resta il punto piú delicato. La Russia pretende il ritiro delle forze ucraine dalle aree del Donbas ancora sotto controllo di Kiev e rivendica l’intera regione.
Una prima bozza americana in ventotto punti è stata definita “terribile” da Kiev, mentre una seconda versione in venti punti viene considerata solo in parte accettabile e lascia comunque aperti diversi aspetti sensibili.
Washington, riferiscono le stesse fonti, preme per una conclusione rapida ma Kiev continua a rifiutare qualsiasi cessione territoriale. La presidenza ucraina ha fatto sapere che il testo aggiornato del piano statunitense è arrivato nelle mani di Zelensky solo ieri, segno di irritazione per il ritmo imposto da Washington. Il capo dello Stato insiste sulla necessità di un accordo separato sulle garanzie di sicurezza fornite dagli alleati occidentali, in particolare dagli Stati Uniti.
La domanda che pone pubblicamente è semplice e politica allo stesso tempo: se la Russia dovesse ricominciare la guerra, come reagirebbero i partner di Kiev. A Londra emergono anche distanze interne al fronte europeo. Macron indica nella convergenza con Washington il principale ostacolo ai negoziati. Merz si dice scettico su alcuni aspetti del piano Usa. Starmer ribadisce che le decisioni sull’Ucraina spettano innanzitutto a Kiev.
Trump: “Deluso da Zelensky”
Da Washington Donald Trump afferma di essere “un po’ deluso” da Zelensky, sostenendo che non sarebbe ancora pronto a firmare la proposta americana, mentre Mosca sarebbe sostanzialmente favorevole. Il Cremlino accoglie con favore la nuova strategia di sicurezza statunitense, che critica l’Europa e ne segnala il declino. Per il portavoce Dmitrij Peskov molti passaggi sono coerenti con la visione russa e potrebbero aprire uno spazio di lavoro “costruttivo”.
Sul piano politico Mosca continua a esercitare pressione su Kiev. La Procura russa ha incriminato quarantuno leader ed ex leader ucraini per genocidio dei russofoni del Donbas a partire dal 2014, inclusi Poroshenko, Zaluzhny, Syrskyi e vari ministri, ma non Zelensky. Tutti sono stati inseriti nella lista dei ricercati. In parallelo Kirill Dmitriev accusa l’Unione Europea di essere stata “pilotata” da Joe Biden e invita Bruxelles ad ascoltare “papà Trump”.
Le reazioni Ue
In Europa le reazioni sono tutt’altro che allineate. Da Berlino il governo tedesco contesta una lettura che non consideri la Russia una minaccia diretta, respinge le critiche di Washington alle libertà politiche europee e le definisce ideologiche. Il presidente del Consiglio europeo António Costa invita a interrogarsi proprio sul fatto che Mosca dichiari di condividere in larga parte il documento strategico americano e difende l’autonomia europea sulla libertà di espressione e di informazione. Sul piano diplomatico la Germania tenta di coinvolgere la Cina. A Pechino il ministro degli Esteri Johann Wadephul ha ricordato che nessun altro paese dispone di una influenza paragonabile su Mosca e ha chiesto a Pechino di utilizzarla per favorire la fine della guerra.
La guerra continua sul terreno
Sul terreno la guerra continua. Nelle ultime ventiquattro ore la Russia ha colpito la regione di Zaporizhzhia con più di seicento attacchi tra raid aerei, droni e artiglieria, causando diversi feriti. L’aeronautica ucraina afferma di avere intercettato nella notte centotrentuno dei centoquarantanove droni lanciati da Mosca. Quelli che hanno superato le difese hanno provocato un morto e vari feriti in diverse regioni del paese e incendi in aree residenziali.



