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Hamas: “Consegneremo armi all’ANP se finisce l’occupazione”. Riprese le ricerche di Ran Gvili

Merz a Gerusalemme: “Germania sempre al fianco di Israele”. Netanyahu: “non mi dimetterò se mi concederanno la grazia”
lunedì, 8 Dicembre 2025
2 minuti di lettura

La giornata politica e diplomatica di ieri si è mossa lungo due direttrici: il confronto sulla seconda fase del piano Trump per Gaza e la visita in Israele del cancelliere tedesco Friedrich Merz, segnata da messaggi di forte sostegno a Gerusalemme. Sul terreno, la tensione umanitaria resta elevata mentre sono riprese le ricerche dell’ultimo ostaggio israeliano ucciso il 7 ottobre, il sergente maggiore Ran Gvili. In Cisgiordania, l’esercito israeliano ha rivisto la dinamica dell’episodio avvenuto ieri sera a Hebron: solo uno dei due palestinesi uccisi era a bordo dell’auto che aveva accelerato verso un posto di blocco. Il secondo, ha riferito l’Idf, era un passante colpito erroneamente durante l’azione. Intanto a Gaza, secondo Al Jazeera, un bambino è stato ferito dal fuoco israeliano nel quartiere di al Tuffah, fuori dalla linea gialla. Sul fronte politico, da Gaza è arrivata un’apertura condizionata di Hamas. Il capo negoziatore del movimento, Khalil al Hayya, ha dichiarato che il gruppo sarebbe disposto a consegnare le armi all’Autorità palestinese “se l’occupazione israeliana avrà fine”. Hamas accetterebbe anche il dispiegamento di una forza dell’Onu incaricata di monitorare i confini e il cessate il fuoco, ma rifiuta una missione internazionale con mandato di disarmo. L’ufficio di Hayya ha precisato che la consegna delle armi avverrebbe “a uno Stato palestinese sovrano e indipendente”. La pressione interna sul governo israeliano resta però altissima. Il Forum delle famiglie degli ostaggi ha accusato Hamas di “usare l’ultimo rapito come merce di scambio” e ha ribadito che la fase successiva del cessate il fuoco non può essere avviata “prima che Ran Gvili torni a casa”. Le ricerche del corpo dell’agente, catturato il 7 ottobre, riprendono oggi nel quartiere di Zeitoun a Gaza City, con la cooperazione della Croce Rossa. La restituzione delle spoglie è considerata una condizione preliminare per il varo della fase due, che Donald Trump punta ad annunciare prima di Natale.

Netanyahu: “Se avrò la grazia non lascerò la politica”

In conferenza stampa con Merz a Gerusalemme, Benjamin Netanyahu ha chiarito che non intende dimettersi nel caso in cui il presidente Isaac Herzog dovesse concedergli la grazia per i procedimenti in corso. Il premier ha ribadito che “esistono opportunità di pace” e che Israele è “quasi alla fine della prima fase” dell’offensiva su Gaza. La transizione alla fase due, ha spiegato, avverrà “presto” e dovrà portare al completo disarmo di Hamas e alla smilitarizzazione della Striscia. Netanyahu vedrà Donald Trump “entro la fine del mese” per definire gli ultimi passaggi del piano.

Merz: “Pace possibile, sicurezza di Israele non negoziabile”

Il cancelliere tedesco ha insistito sulla necessità di attuare la seconda fase del piano Trump, definendolo “un accordo di pace formulato e possibile da realizzare”, e ha affermato che “Hamas non può avere alcun ruolo a Gaza”. Merz ha richiamato la “responsabilità storica” della Germania verso Israele, ribadendo che la sicurezza dello Stato ebraico “rimarrà un principio immutabile della politica tedesca”. Il leader tedesco era arrivato l’altra sera all’aeroporto Ben Gurion, accolto dal ministro degli Esteri Gideon Saar, e aveva incontrato il presidente Isaac Herzog. Nei giorni precedenti aveva fatto tappa ad Amman, chiedendo corridoi umanitari più ampi per Gaza e la resa dei combattenti di Hamas.

Washington lavora a un vertice Netanyahu Sisi

Secondo Axios, gli Stati Uniti stanno cercando di organizzare un incontro tra Netanyahu e il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi. Il Cairo subordinerebbe il via libera all’approvazione da parte israeliana di un nuovo accordo strategico sul gas e di altre misure economiche. Per Washington, l’iniziativa rientra in un più ampio tentativo di costruire interdipendenze economiche regionali che coinvolgano anche Libano, Siria e Arabia Saudita.

Netanyahu e Blair, incontro riservato sul dopoguerra

Il Times of Israel riferisce che circa una settimana fa Netanyahu ha tenuto un incontro riservato con l’ex premier britannico Tony Blair per discutere i piani postbellici elaborati dall’amministrazione Trump. Blair collaborerebbe con Jared Kushner alla definizione di un organismo di transizione che sostituisca Hamas nel governo della Striscia. Le fonti interpellate smentiscono tuttavia che Blair abbia proposto un ritorno graduale dell’Autorità nazionale palestinese a Gaza.

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