L’evoluzione dei colloqui per la pace mostra la distanza crescente tra Mosca, Kiev e gli alleati occidentali, mentre sul terreno la guerra continua a produrre vittime civili. In Ucraina, nuovi attacchi russi hanno ucciso un bambino di 12 anni e ferito diversi residenti; nel frattempo le forze ucraine hanno colpito una raffineria e un porto nella regione russa di Krasnodar, causando un vasto incendio ma senza fermare le operazioni militari di Mosca. Sul piano politico, il Cremlino ha ribadito la linea dura. In un’intervista a RT, il portavoce Dmitry Peskov ha dichiarato che la Russia “continuerà l’operazione militare speciale” se i suoi obiettivi non potranno essere raggiunti per via negoziale. Ha accusato “europei e ucraini” di aver respinto la via diplomatica e ha ribadito che Mosca resta “aperta” al dialogo sulla base del documento preparato dal team del presidente statunitense Donald Trump. Ma il messaggio rimane inequivocabile: senza concessioni sui territori occupati, la guerra non si fermerà. In questo quadro di tensione, il ministero degli Esteri russo ha respinto come “tentativo di screditare la Russia” la risoluzione dell’Assemblea generale dell’Onu sul ritorno dei bambini ucraini trasferiti nei territori sotto controllo russo. Le accuse di deportazione, afferma Mosca, sarebbero “infondate”, mentre la risoluzione non affronta “il destino dei minori portati in Europa che hanno perso contatto con le loro famiglie”.Intanto in Europa cresce l’allarme per le operazioni ibride. La gendarmeria francese ha confermato che cinque droni hanno sorvolato ieri sera la base dell’Île Longue, cuore della deterrenza nucleare di Parigi dove sono schierati e mantenuti i sottomarini lanciamissili della Marina. Il dispositivo anti-droni è stato attivato e sono stati esplosi colpi di interdizione per tentare di neutralizzare gli apparecchi. Episodi simili si moltiplicano da mesi in Europa settentrionale, alimentando il sospetto di azioni coordinate e riconducibili, direttamente o indirettamente, alla Russia.
Pressioni Usa sull’Europa: difesa Nato e beni russi congelati
Sul fronte occidentale, la tensione riguarda le scelte strategiche. Secondo Reuters, durante una riunione a Washington il Pentagono avrebbe chiesto ai partner europei di assumere entro il 2027 la maggior parte delle capacità di difesa convenzionale della Nato, dall’intelligence ai sistemi missilistici. In caso contrario, gli Stati Uniti potrebbero ritirarsi da alcuni meccanismi di coordinamento della difesa, una scadenza che molte delegazioni hanno definito “irrealistica”. In parallelo, Bloomberg riporta che Washington sta cercando di bloccare i piani europei sull’utilizzo dei beni russi congelati come garanzia per il maxi prestito da 90 miliardi destinato a sostenere l’Ucraina nei prossimi due anni. Secondo i diplomatici citati, gli Stati Uniti sostengono che quegli asset siano necessari per garantire un accordo di pace futuro e non vadano impiegati per “prolungare la guerra”. Nel documento strategico diffuso ieri, l’amministrazione Trump ha inoltre attaccato frontalmente diversi governi europei, accusandoli di reprimere l’opposizione e di alimentare aspettative “slegate dalla realtà militare”. Washington ribadisce che “la Nato non può essere un’alleanza in perpetua espansione” e che un cessate il fuoco rapido resta un interesse vitale degli Stati Uniti.
Macron e Xi: “Sostegno al cessate il fuoco”
Di ritorno dalla sua visita in Cina, Emmanuel Macron ha invece difeso l’unità transatlantica: “Non c’è sfiducia, dobbiamo lavorare insieme” ha detto ai giornalisti, lodando gli sforzi diplomatici americani. La dichiarazione congiunta firmata con Xi Jinping ribadisce il sostegno al cessate il fuoco in Ucraina, al ripristino della pace e alla soluzione dei due Stati in Medio Oriente, sottolineando l’importanza del diritto internazionale.
Kiev cerca il sostituto di Yermak
Sul fronte politico interno ucraino, il presidente Volodymyr Zelensky ha incontrato il primo vice ministro degli Esteri Serhiy Kyslytsya, figura di spicco della delegazione negoziale e possibile successore di Andrii Yermak, dimessosi dopo lo scandalo corruzione. Zelensky ha elogiato la sua esperienza negli Stati Uniti, ma fonti interne indicano ancora Mykhailo Fedorov come il candidato più accreditato.
Allarme dell’Oms
Parallelamente, l’Organizzazione mondiale della sanità ha denunciato un incremento del dodici per cento degli attacchi contro strutture sanitarie rispetto all’anno scorso. Dall’inizio dell’invasione, la cifra totale sale a 2.763 episodi contro ospedali, cliniche e ambulanze. Ieri l’Oms ha descritto un quadro particolarmente grave a Kherson, dove un reparto maternità è stato colpito da un bombardamento e nel resto della regione oltre 40 mila persone sono rimaste senza riscaldamento ed elettricità. Con temperature invernali fino a dieci gradi sotto zero, tra 150 e 250 mila pazienti rischiano di restare senza servizi essenziali, ha avvertito l’organizzazione, ricordando che 224 operatori sanitari e pazienti sono già stati uccisi e 896 feriti dall’inizio della guerra.



