0

Gaza, nuovo scambio di resti tra Hamas e Israele mentre la Knesset apre al “piano di pace” americano

Secondo Israele i resti consegnati ieri non appartengono a nessuno dei due ostaggi. Netanyahu chiede aiuto a Trump sulla grazia.
giovedì, 4 Dicembre 2025
3 minuti di lettura

Hamas ha consegnato alla Croce Rossa una bara con resti umani rinvenuti nel nord della Striscia. L’ufficio del premier israeliano ha confermato che il feretro sarà trasferito all’Istituto di Medicina Legale. È il secondo caso in due giorni: i reperti consegnati ieri non appartenevano ai due ostaggi ancora dispersi, l’israeliano Ran Gvili e il thailandese Sudthisak Rinthalak. Hamas e Jihad islamica hanno fatto sapere all’Afp che inizialmente verrà trasferito “un campione” del corpo per l’identificazione. Sul terreno, la tregua resta fragile. A Gaza è stato ucciso il fotoreporter Mohammed Wadi in un attacco con drone a est del campo profughi di Al-Bureij; un altro giornalista, Mohammed Abdel Fattah Aslih, è rimasto ferito. È il secondo reporter ucciso dall’inizio del cessate il fuoco del 10 ottobre. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha richiamato Israele: “I civili e le infrastrutture civili non sono un bersaglio. L’accesso dei giornalisti a Gaza non può essere vietato”. Sul piano umanitario, l’Autorità palestinese denuncia che solo 287 camion di aiuti al giorno sono entrati nella Striscia nelle ultime settimane, contro i mille necessari. E accusa Israele di far passare quantità significative di merci commerciali non essenziali. Il Cogat ha annunciato la riapertura nei prossimi giorni del valico di Rafah, ma “solo per l’uscita” dei residenti palestinesi, previa supervisione Ue. In questo quadro una nuova inchiesta della Cnn aggiunge elementi di tensione: secondo video, immagini satellitari e testimonianze, corpi di civili uccisi questa estate in punti di consegna degli aiuti sarebbero stati sepolti in fosse improvvisate o rimasti insepolti, anche con l’uso di bulldozer. L’Idf nega di aver usato mezzi pesanti per “rimuovere” cadaveri, pur ammettendo che i bulldozer operavano nell’area per ragioni operative. Ma intanto sul piano politico estero la delegazione del Partito democratico italiano appena rientrata dalla Cisgiordania parla di “pulizia etnica”. Laura Boldrini denuncia arresti arbitrari e “uso diffuso della tortura”, raccontando di essere stata trattenuta due ore all’aeroporto e interrogata all’arrivo. La missione ha incontrato anche il figlio di Marwan Barghouti, chiedendo la liberazione del leader palestinese incarcerato dal 2002. Anche Andrea Orlando parla di “piano di espansione verso il grande Israele” e invoca maggiore pressione internazionale per il riconoscimento dello Stato palestinese.

La Knesset apre al piano Trump, ma la maggioranza si sfila

Intanto, la Knesset ha approvato in prima lettura la mozione dell’opposizione per adottare il ‘Piano globale per porre fine al conflitto di Gaza’ in 20 punti proposto da Trump. La misura è passata con 39 voti favorevoli e nessun contrario, ma quasi tutti i deputati della maggioranza, compreso il premier, hanno boicottato il voto. La coalizione di governo si oppone al riferimento del piano alla sovranità palestinese. Il testo passerà ora alla Commissione Esteri e Difesa. Per Yair Lapid, promotore della mozione, l’assenza di Netanyahu è “una vergogna”.

Netanyahu chiede aiuto a Trump

Sul fronte interno israeliano, infatti la tensione politica cresce. Benjamin Netanyahu avrebbe chiesto a Donald Trump di assisterlo nella richiesta di grazia al presidente Herzog, durante l’ultima telefonata tra i due. Lo riporta Channel 12 citando due fonti americane: Trump avrebbe giudicato la questione “risolvibile”, senza però prendersi impegni. Il presidente statunitense ha invece sollecitato Netanyahu a essere “un partner migliore” nell’attuazione del suo piano di pace su Gaza e ha chiesto spiegazioni sull’uccisione di militanti di Hamas che tentano di arrendersi nei tunnel. Netanyahu ha replicato che “sta facendo del suo meglio”.

Onu chiede il ritiro israeliano da Cisgiordania

Sul piano diplomatico globale, l’Assemblea generale dell’Onu ha chiesto il ritiro di Israele da Golan, Cisgiordania e Gerusalemme Est, con 151 voti favorevoli per la prima risoluzione e 123 per la seconda. Usa e Israele hanno votato contro. L’ambasciatore Danny Danon ha definito i testi “lontani dalla realtà”. In questo quadro sono emerse nuove polemiche in Israele: secondo Ynet, Netanyahu avrebbe sostenuto la legalizzazione di avamposti agricoli illegali in Cisgiordania, alcuni occupati dagli estremisti della “Hilltop Youth”. Il premier avrebbe anche chiesto strumenti educativi per ridurre la violenza dei giovani coloni.

Libano e Siria

Sul fronte nord, i colloqui a Naqoura sul meccanismo di monitoraggio del cessate il fuoco fra Israele e Libano non segnano passi avanti politici. Il premier libanese Nawaf Salam ha chiarito che la presenza di un rappresentante civile nel comitato “non equivale a negoziati di pace né a una normalizzazione”. Ha ribadito che solo lo Stato libanese può decidere su guerra e pace, criticando l’azione armata di Hezbollah e dichiarando che le sue armi “non hanno protetto il Libano”. Da Damasco arrivano intanto notizie di un’operazione contro un traffico di armi dirette a Hezbollah: quattro arresti e un uomo ucciso nella periferia della capitale, con il sequestro di oltre mille mine.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:

Potrebbero interessarti

“La voce di Hind Rajab”: il docu-film di Kaouther Ben Hania che ha sconvolto Venezia

29 gennaio 2024. A Ramallah, al centro della Cisgiordania, i…

“Espansione militare” a Gaza, mentre in Egitto si continua a trattare

Mentre in Egitto si lavora per il cessate il fuoco,…