A Manila e in diverse città delle Filippine, migliaia di persone sono scese in strada chiedendo le dimissioni del presidente Ferdinand Marcos Jr., travolto dalle accuse di frodi elettorali e finanziarie. Le manifestazioni, convocate da movimenti civici e gruppi studenteschi, hanno paralizzato il traffico nella capitale e attirato l’attenzione internazionale. Secondo gli organizzatori, oltre 50.000 cittadini hanno partecipato alla marcia principale lungo Roxas Boulevard, brandendo cartelli con slogan come “No more lies” e “Marcos resign”. La protesta è stata pacifica, ma la polizia ha dispiegato migliaia di agenti per prevenire incidenti. Alcuni momenti di tensione si sono registrati davanti al palazzo presidenziale, dove i manifestanti hanno tentato di avvicinarsi alle transenne. Lo scandalo che ha scatenato la mobilitazione riguarda presunte irregolarità nei fondi pubblici e nelle ultime elezioni, con accuse di manipolazione dei dati e favoritismi verso aziende vicine al governo. L’opposizione parla di “un sistema corrotto che mina la democrazia”, mentre il presidente ha respinto ogni accusa, definendo le proteste “strumentalizzazioni politiche”. Nonostante le dichiarazioni ufficiali, la pressione cresce. La Conferenza episcopale filippina ha chiesto “chiarezza e trasparenza immediata”, mentre associazioni di avvocati e ONG internazionali hanno sollecitato indagini indipendenti. Il governo ha annunciato l’apertura di una commissione parlamentare, ma i manifestanti giudicano l’iniziativa insufficiente. “Non vogliamo un’altra farsa, vogliamo giustizia”, ha dichiarato una studentessa di Quezon City. La crisi rischia di destabilizzare ulteriormente il Paese, già alle prese con inflazione e tensioni sociali. Per ora, la voce delle piazze sembra destinata a crescere, con nuove marce annunciate per la prossima settimana.



