Sono bastate poche ore al presidente Donald Trump per trasformare un episodio di violenza, da lui definito “un atto malvagio e terroristico”, in un argomento politico a favore di una repressione ancora più severa dell’immigrazione. L’attacco, avvenuto nei pressi della Casa Bianca, ha visto coinvolti due riservisti della Guardia Nazionale del West Virginia, colpiti da colpi d’arma da fuoco mentre erano dispiegati a Washington nell’ambito della controversa missione voluta dallo stesso presidente. Le autorità hanno arrestato Rahmanullah Lakanwal, cittadino afghano giunto negli Stati Uniti nel 2021 con l’operazione Allies Welcome. Secondo il Dipartimento per la Sicurezza Interna, l’uomo aveva presentato domanda di asilo nel 2024, ottenendo lo status nell’aprile 2025 sotto l’amministrazione Trump. Il sindaco di Washington, Muriel Bowser, ha definito l’attacco una “sparatoria mirata”, mentre i due militari restano in condizioni critiche. In un videomessaggio da Mar-a-Lago, Trump ha reso omaggio alle vittime, ma ha rapidamente spostato l’attenzione sull’immigrazione, accusando l’amministrazione Biden di aver permesso l’ingresso del sospettato dopo il ritiro delle truppe americane dall’Afghanistan. “Questo incidente sottolinea la più grande minaccia alla sicurezza nazionale che la nostra nazione si trova ad affrontare”, ha dichiarato. Il presidente ha inoltre annunciato nuove misure: sospensione a tempo indeterminato delle pratiche di immigrazione per cittadini afghani e revisione dello status di protezione temporanea per rifugiati provenienti da aree di conflitto. Parallelamente, ha chiesto l’invio di altri 500 soldati della Guardia Nazionale a Washington e un intervento urgente della corte d’appello per bloccare l’ordinanza che imponeva il ritiro delle truppe, giudicato illegale da un tribunale federale. L’episodio ha riacceso il dibattito politico negli Stati Uniti, intrecciando sicurezza nazionale, immigrazione e diritti civili.



