La COP30 si è conclusa con un risultato amaro: i negoziati delle Nazioni Unite sul clima non sono riusciti a produrre nuove promesse vincolanti per la riduzione dei combustibili fossili. Nonostante settimane di discussioni e pressioni da parte di ONG e Paesi vulnerabili, il vertice ha lasciato irrisolto uno dei nodi centrali della transizione energetica globale. Il segretario generale dell’ONU António Guterres ha espresso “profonda delusione”, sottolineando che “senza un impegno chiaro e immediato sui combustibili fossili, gli obiettivi di contenimento del riscaldamento globale rischiano di diventare irraggiungibili”. Le divergenze tra i Paesi produttori di petrolio e gas e le economie più avanzate hanno bloccato ogni passo avanti. Arabia Saudita e Russia hanno difeso la necessità di “un approccio graduale”, mentre Unione Europea e Stati Uniti spingevano per un impegno più netto verso l’eliminazione progressiva. Il Brasile, Paese ospitante, ha cercato di mediare proponendo un compromesso basato su incentivi alle rinnovabili e sulla creazione di un fondo per la transizione energetica nei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, la proposta non ha trovato consenso unanime.Le organizzazioni ambientaliste hanno parlato di “un’occasione mancata”, denunciando l’influenza delle lobby fossili e la mancanza di coraggio politico. “Ogni anno di ritardo significa più vite a rischio e più territori devastati,” ha dichiarato Greta Thunberg in un intervento a margine. Nonostante il fallimento sul fronte dei combustibili fossili, la COP30 ha registrato progressi su altri temi: accordi per la protezione delle foreste amazzoniche, impegni sulla finanza climatica e nuove iniziative per l’adattamento delle città costiere. Ma il messaggio finale resta chiaro: senza un impegno concreto sui combustibili fossili, la lotta al cambiamento climatico rischia di restare incompleta. E la COP30 passerà alla storia come un vertice segnato da promesse mancate.



