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“Se si va in guerra non combatte solo l’Esercito, ma l’Italia intera”

L’Italia ripudia la guerra… La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino
sabato, 22 Novembre 2025
4 minuti di lettura

È passato un anno dal discorso inaugurale del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Gen. C.A. Carmine Masiello, tenuto in occasione della cerimonia d’inizio dell’anno accademico 2024/2025 presso la scuola di formazione dell’Esercito a Modena, ma esso dimostra tutta la sua attualità, nella visione dinamica degli eventi che si susseguono.

Descrive un quadro dettagliato e ben articolato di come è e come vede l’esercito italiano nello immediato scenario futuro, in un contesto geopolitico internazionale in continuo cambiamento.

Si rivolge a tutti i frequentatori dei corsi degli studi di formazione in aula e a tutti quelli in collegamento, rimarcando anche l’apprezzamento diretto ai docenti, al quadro permanente di tutti gli Istituti di formazione per la loro dedizione e competenza.

Ricorda, secondo la tradizione, che “I rintocchi della campana con cui questa cerimonia si chiuderà a breve rinnoveranno, simbolicamente, la sfida antica della formazione, quella cioè di interpretare i fattori del mutamento, la discontinuità e la complessità della realtà di riferimento e adeguare gli strumenti a modelli formativi, affinché siano efficaci e funzionali alla nostra missione.”

L’esercito è fatto per prepararsi alla guerra e la burocrazia da combattere

Anche sulla titolazione del corso intende tornare al passato e afferma:

“Ciò al fine di sgombrare il campo da confusione, anche su questo e per questo motivo sto valutando di ritornare a chiamare il corso di Stato maggiore con il nome che aveva una volta: ‘Scuola di di guerra’, perché è quella alla quale noi ci preparavamo.”

“La nostra missione non è creare burocrazia, non è vivere nella burocrazia, non è vivere per la burocrazia. L’esercito è fatto per prepararsi alla guerra. Quindi questo deve essere un messaggio molto chiaro che dovete avere tutti in testa. Fino a qualche anno fa era una parola che non potevamo utilizzare; oggi la realtà ci ha chiamato a confrontarci con la guerra; questo non vuol dire che l’esercito vuole la guerra, ma vuol dire che noi dobbiamo prepararci e più saremo preparati per la guerra e maggiori probabilità ci saranno che ci sia la pace.”

I suoi primi passi con le stellette

Un richiamo doveroso va agli insegnamenti di gioventù, dicendo che:

“Quelli che si sono presi cura di me alla Nunziatella prima e poi all’Accademia di Modena mi hanno insegnato che un soldato ha tanti superiori, ma due sono i padroni: la legge e l’etica”. “Le direttrici del mio lavoro che svilupperò sotto la guida del Signor Ministro e del Capo di Stato maggiore della Difesa sono già tracciate dai difficili tempi della nostra storia recente e per me sono: addestramento, tecnologia, valori. Abbiamo bisogno di un esercito moderno che sappia adattarsi e anche precedere il cambiamento; che affronti con efficacia le nuove sfide…”

Tema della formazione

La formazione è l’argomento su cui il Capo di Stato Maggiore dell’esercito, Generale Masiello , dedica la quasi totalità del suo intervento, con una premessa anche in chiave scherzosa:

“Fatta questa doverosa premessa, approfittando dell’occasione di parlare a tutti i giovani e, quindi, la dovevo fare, torno al tema della formazione, ben consapevole che è una sfida centrale della società e delle istituzioni e nel momento particolare che stiamo vivendo. Formare e formare bene è un compito particolarmente alto; quindi oggi mi scuserete se abuserò un po del vostro tempo; tanto siete seduti, non avete il sole in faccia come mi capita a volte di trovare quando vado in giro nei reparti, quindi mi starete ad ascoltare un po’, così vi dirò quello che pensa il vostro Capo di Stato maggiore”.

“I leader che vogliamo non possono essere leader esclusivamente reattivi; abbiamo bisogno di leader ad ogni livello più possibile preparati, pragmatici, soprattutto prodi, capaci di dissipare la nebbia del futuro e guidare con coraggio”. “Dobbiamo incidere sulla preparazione, sulla formazione…, che etichetta col termine ‘rivoluzione militare’.

Parla delle attuali 56 guerre nel mondo tra cui quella dell’Ucraina e del Medio Oriente, continuamente oggetto di tutti i giornali e telegiornali. In merito afferma: “Questi conflitti hanno mutato radicalmente il modo di combattere. Se guardiamo l’Ucraina che prendo come esempio, un mix di guerra antica: le trincee che avevamo completamente dimenticato, i campi minati, i rotoli di filo spinato, il fango e poi c’è il futuro, c’è la guerra cibernetica, c’è la guerra spaziale, ci sono i droni con tutte le loro varianti, c’è la disinformazione, la guerra delle menti. La mente nostra militare e di tutti è diventata ormai parte del campo di battaglia, quindi è un mix fra queste due realtà. Camminavamo guardando a terra con il terrore per ogni minimo avvallamento, tremavamo quando dovevamo attraversare un canale di scolo….“…il soldato ucraino oggi non guarda terra, guarda in aria perché oggi la morte arriva dall’aria. il drone è lì, è di odierno e sarà lievito del futuro per un po di tempo, quindi tutto cambia; rifletteteci! Siamo – in sintesi – davanti a un condensato di passato, il conflitto convenzionale e il futuro, i domini emergenti, la tecnologia digitale, l’intelligenza artificiale.”

Esorta tutti a chiedere “…alle ‘linee di sviluppo’ che pone allo strumento militare terrestre sfide complesse, non complicate, complesse per fronteggiare le quali l’esercito deve essere portato a livello tecnologico delle altre forze armate”.

Le parole di un ex Capo di Stato maggiore della difesa statunitense

“Dobbiamo, quindi, attrezzarci e dobbiamo farlo presto e lo dico e riprendo le parole di un ex capo di Stato maggiore della difesa statunitense a conferma che non è soltanto il nostro problema. L’ammiraglio Müller, intervenendo a un board sull’innovazione della difesa statunitense, ha detto e cito testualmente: ‘Non c’è più tempo per la mediocrità, non c’è più tempo per la burocrazia’ e io aggiungo: ‘non c’è più tempo per le rendite di posizione che sto combattendo dal giorno in cui ho assunto l’incarico di capo di Stato maggiore’. Purtroppo viviamo in un mondo burocratico, statico che tende a non cambiare un mondo che ha paura di cambiare perché il cambiamento è visto come personale; però non si può fermare l’evoluzione positiva di un’organizzazione per il rischio personale; non mi interessa il destino di ognuno, non mi interessa la carriera del singolo; mi interessa l’organizzazione che deve cambiare, lo dico per il bene dell’esercito, lo dico per il bene dei nostri soldati e delle loro famiglie”. Segue

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