ROMA (ITALPRESS) – Il Mediterraneo si sta scaldando più velocemente della media globale, e gli scienziati lanciano l’allarme: servono azioni immediate e coordinate per proteggere una delle aree più delicate del pianeta. A dirlo è il nuovo programma dell’Unione per il Mediterraneo insieme alla rete di ricercatori MedEcc (Ricercatori Mediterranei sui Cambiamenti del Clima e dell’Ambiente).
Secondo le analisi presentate, la temperatura nella regione è già aumentata di 1,5 gradi, e le proiezioni indicano un possibile balzo fino a 5,6 gradi entro il 2100. Le piogge, invece, potrebbero diminuire fino al 30%, con effetti diretti sull’agricoltura, sui sistemi energetici e sull’approvvigionamento idrico.
A rischio molte colture simbolo: olivo, uva e grano potrebbero subire cali significativi. Cresce anche la preoccupazione per il settore ittico, che potrebbe diventare sempre più dipendente dalle importazioni. Conseguenze anche sulla salute: ondate di calore più intense, nuovi virus e qualità dell’aria in peggioramento.
Intanto il livello del mare continua a salire: 2,8 millimetri l’anno. Se entro il 2100 l’aumento raggiungesse un metro, città come Venezia, Alessandria, Tunisi e Barcellona vedrebbero interi tratti di costa sommersi, con 20 milioni di persone potenzialmente coinvolte.
Gli esperti chiedono un’azione comune: riduzione delle emissioni, più energie rinnovabili e strategie condivise per affrontare un cambiamento che, dicono, è già in corso.
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