Dopo la Francia, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato a Madrid prima della visita in Turchia, dedicata alla ripresa dei negoziati. Nella capitale spagnola ha incontrato il premier Pedro Sanchez, il re Felipe VI e i rappresentanti dell’industria della difesa per discutere radar avanzati, droni e nuove forniture militari. Zelensky ha parlato su X di cooperazione tra industrie ucraine e spagnole e di una integrazione sempre più stretta con l’Unione Europea. Il ministro degli Esteri José Manuel Albares ha ribadito che l’impegno di Madrid a sostegno della sovranità ucraina sarà di lungo periodo, per tutta la durata della guerra di aggressione russa. Conclusa la tappa spagnola, Zelensky volerà a Ankara, dove incontrerà il presidente Recep Tayyip Erdogan e l’inviato speciale di Donald Trump, Steve Witkoff, che negli ultimi mesi ha guidato gli sforzi diplomatici di Washington anche con colloqui diretti con Vladimir Putin. Obiettivo dichiarato intensificare il processo negoziale, rilanciare gli scambi di prigionieri e proporre nuove soluzioni per avvicinare la fine della guerra. Il Cremlino ha fatto sapere per bocca del portavoce Dmitry Peskov che non invierà propri rappresentanti agli incontri. Mosca afferma di essere ancora aperta ai negoziati ma sostiene di non aver ricevuto proposte concrete da Kiev e che la sua posizione è ben nota a Washington, Istanbul e alla stessa capitale ucraina. Intanto da parte sua anche Putin su muove sul piano diplomatico. Il presidente incontrerà il premier cinese Li Qiang e poi i capi di governo degli Stati membri della Sco in una serie di eventi al Cremlino. In serata è previsto un incontro bilaterale con il primo ministro della Mongolia. Sullo sfondo il Cremlino attacca la Francia accusandola di alimentare sentimenti militaristi dopo la lettera di intenti sul futuro acquisto da parte di Kiev di caccia Rafale e sistemi di difesa aerea, che secondo Peskov non cambieranno la situazione sul campo ma allontaneranno la prospettiva della pace.
Il sabotaggio in Polonia agita l’Europa
Mentre la diplomazia si muove, cresce la tensione sul fronte europeo. Il premier polacco Donald Tusk ha rivelato in Parlamento che i sospetti per il sabotaggio ferroviario sulla linea verso l’Ucraina ricadono su due cittadini ucraini entrati dalla Bielorussia in autunno, che avrebbero agito per conto dei servizi russi. Un ordigno militare al C4, collegato a un cavo di circa trecento metri, ha fatto esplodere i binari nel villaggio di Mika. Tusk ha parlato di un’azione senza precedenti e forse dell’episodio più grave per la sicurezza polacca dall’inizio dell’invasione su larga scala. La procura ha aperto un’inchiesta per atti di sabotaggio di natura terroristica e il governo ha convocato il comitato per la sicurezza nazionale.
Il Consiglio Supremo di Difesa
Anche a Roma il tema della minaccia ibrida russa è stato al centro della riunione del Consiglio Supremo di Difesa al Quirinale. Il presidente Sergio Mattarella, la premier Giorgia Meloni e i vertici della maggioranza hanno confermato il sostegno a Kiev e il via libera al dodicesimo pacchetto di aiuti militari, nel solco della partecipazione italiana alle iniziative di Ue e Nato. Il Consiglio ha denunciato l’accanimento russo nel perseguire gli obiettivi di annessione e ha richiamato i gravi rischi legati alla manipolazione dello spazio informativo, alle campagne di disinformazione e agli attacchi cyber contro le infrastrutture critiche, chiedendo nuovi strumenti di reazione rapida per proteggere i processi democratici.
Kiev, crisi politica e riforma
Sul piano interno ucraino la guerra si intreccia con la crisi politica. Alla Verkhovna Rada la seduta che avrebbe dovuto votare le dimissioni dei ministri dell’Energia e della Giustizia è stata bloccata dall’opposizione. Secondo Ukrainska Pravda, dopo lo scandalo corruzione molti funzionari suggeriscono a Zelensky di sostituire il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak, figura ritenuta sempre più divisiva nella maggioranza.In questo quadro, il presidente ucraino ha annunciato per giovedì una riunione del Consiglio Supremo per varare riforme e decisioni rapide contro la corruzione. Dal Cremlino Peskov ha previsto conseguenze sui finanziamenti europei a Kiev sostenendo che molte capitali ora penseranno dieci volte prima di inviare un solo centesimo.
Infrastrutture energetiche nel mirino
Sul fronte orientale i combattimenti restano intensi. Mosca afferma di avanzare nella zona di Kupyansk e di aver preso due villaggi tra Kharkiv e Dnipropetrovsk, mentre Kiev denuncia una nuova ondata di missili Iskander e droni Shahed. L’aeronautica ucraina dice di averne abbattuti 101 su 114 ma i restanti hanno colpito quindici località, tra cui Dnipro e Kharkiv, dove una diciassettenne è morta e diversi civili sono rimasti feriti. Nelle aree occupate le autorità filorusse denunciano attacchi ucraini alle centrali termiche di Zuyevka e Starobeshevo che avrebbero lasciato senza elettricità gran parte della popolazione. Mosca riferisce anche l’abbattimento di trentuno droni ucraini in diverse regioni della Federazione.



