I prezzi pagati agli agricoltori sono in caduta libera, mentre i costi di produzione si mantengono alti. È la crisi dei bilanci delle piccole aziende agricole che oltre a subire i tagli dei prezzi dei loro prodotti
si ritrovano a lavorare in perdita, anche per effetto della concorrenza sleale delle importazioni dall’estero.
È l’analisi della Coldiretti nel commentare la Nota Istat sull’andamento dell’economia italiana.
I prezzi che vanno giù
“Se sui prezzi alimentari al dettaglio si riscontrano tensioni, le quotazioni medie nei campi continuano a soffrire”, spiega la Coldiretti, “come dimostrano i dati mensili di Ismea relativi a ottobre. Tra i cerealisti registrano cali a doppia cifra per grano duro (-13%) e riso (-17%), con le produzioni nazionali che continuano ad essere messe sotto pressione dall’invasione di cereali stranieri”
Prezzi giù per grano, riso, uva
“Uno scandalo, quello del grano duro, che ha portato a una mobilitazione ventimila agricoltori della Coldiretti”, sottolinea la confederazione, “con la presentazione di una piattaforma di proposte, subito condivisa dal Governo, per fermare le speculazioni. “L’azione ha già ottenuto i primi risultati, fermando la spirale al ribasso e recuperando una parte del valore, anche se la battaglia continua”.
Difficile, segnala la Coldiretti, “anche la situazione del riso con alcune varietà come l’Arborio che hanno perso addirittura il 35% del valore rispetto allo scorso anno. Non va meglio all’ortofrutta, dal -40% per i pomodori al -33% per la lattuga fino al -56% per l’uva da tavola”.
Import a basso costo e quantità
A pesare sulle quotazioni basse, che colpiscono gli agricoltori senza avvantaggiare i consumatori, sono “soprattutto le importazioni di prodotto straniero a basso costo che satura il mercato facendo crollare i prezzi di quello italiano”, denuncia Coldiretti. “Importazioni spesso favorite da accordi commerciali con i paesi Extra Ue e dalla mancanza di trasparenza, per l’assenza dell’obbligo dell’etichetta d’origine sui prodotti alimentari in commercio nella Ue”.
Fuori dall’Ue usati prodotti nocivi
“Senza dimenticare il fatto che al di fuori dell’Europa”, conclude la Coldiretti, “vengono usati prodotti, come pesticidi o antibiotici, che nell’Unione sono vietati da anni. Una forma di concorrenza sleale che viene permessa grazie alla mancanza del principio di reciprocità delle regole”.



