Una campagna triennale senza precedenti ha permesso di evitare oltre un milione di morti per cancro cervicale nei Paesi a basso reddito. Lo ha annunciato Gavi, l’Alleanza globale per i vaccini, che ha coordinato l’iniziativa insieme a governi locali e partner internazionali. L’intervento ha raggiunto 86 milioni di ragazze, proteggendole dal Papillomavirus umano (HPV), principale causa del tumore alla cervice uterina. Secondo Sania Nishtar, presidente di Gavi, “questo risultato segna un progresso straordinario nella lotta contro una delle forme di cancro più letali e trascurate”. Il cancro cervicale uccide una donna ogni due minuti nel mondo, con il 90% dei decessi concentrati in Africa subsahariana, America centrale e Sud-est asiatico. La campagna ha puntato su tre pilastri: vaccinazione precoce, screening regolare e accesso al trattamento. L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fissato l’obiettivo di eliminare il cancro cervicale entro il 2030, con il 90% delle ragazze vaccinate entro i 15 anni. Il traguardo, secondo Gavi, è ora più vicino. Il successo della campagna è anche frutto di innovazioni logistiche: registri elettronici, tracciabilità delle dosi e sistemi mobili per raggiungere le aree più remote. Tuttavia, restano sfide cruciali: disuguaglianze di accesso, resistenze culturali e finanziamenti instabili. “Ogni ragazza ha diritto alla protezione,” ha ribadito Nishtar. In un mondo dove la prevenzione salva più vite della cura, il vaccino HPV si conferma uno strumento potente e sottoutilizzato. E mentre i numeri parlano chiaro, la lotta continua: perché un milione di vite salvate è solo l’inizio.

