L’export italiano torna a crescere e lo fa con un ritmo che segna un cambio di marcia rispetto ai mesi precedenti. A settembre 2025, secondo i dati diffusi ieri dall’Istat nel rapporto ‘Commercio con l’estero e prezzi all’import’, le esportazioni aumentano del 2,6% su base mensile, mentre le importazioni crescono del 4,1%. Un risultato che diventa ancora più significativo se si osserva l’andamento su base annua: le vendite all’estero segnano un +10,5% in valore e un +7,9% in volume, segno che la crescita non è solo frutto dei prezzi ma di un effettivo aumento del numero di beni esportati.
Il principale motore della ripresa sono i mercati extra Ue. Le esportazioni verso questi Paesi crescono del 6,4% su base mensile, mentre nell’area Ue si registra una contrazione dello 0,8%.
I settori che trainano
Il rafforzamento sui mercati extra europei è evidente soprattutto negli Stati Uniti, che registrano un aumento del 34,7% su base annua e rappresentano uno dei contributi principali alla crescita complessiva dell’export italiano. Bene anche Francia (+19,5%), Spagna (+14,7%), Paesi Opec (+24,2%) e Svizzera (+10,4%). Solo tre aree presentano segni negativi: Turchia (-32,8%), paesi Mercosur (-3,1%) e Belgio (-0,6%), con impatti comunque limitati sul quadro generale.
La crescita dell’export è diffusa e riguarda quasi tutti i settori. Al primo posto, con un incremento del 39,4%, troviamo gli articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici, che confermano il ruolo strategico dell’Italia nelle filiere ad alta tecnologia sanitaria. Molto positivi anche i metalli di base e i prodotti in metallo (+19%), i mezzi di trasporto esclusi gli autoveicoli (+29,6%), i macchinari e apparecchi n.c.a (+7,1%) e gli alimentari, bevande e tabacco (+6,9%). Questi numeri raccontano un export trainato da produzioni ad alto valore aggiunto, come il biomedicale o la meccanica specializzata, e da settori tradizionali dell’eccellenza italiana, come quello alimentare. In controtendenza solo due comparti: gli articoli sportivi, strumenti musicali, gioielli, strumenti medici e altre produzioni n.c.a (-7,5%) e il settore chimico (-1,5%). È interessante notare che una parte consistente della crescita mensile è dovuta alle vendite di mezzi di navigazione marittima, che hanno un impatto statistico molto elevato: al netto di queste, la variazione dell’export scenderebbe dal +2,6% allo 0,7%. Un esempio concreto: una singola grande commessa nel comparto navale può valere centinaia di milioni e influire sull’intero mese di rilevazione.
Import in aumento
Le importazioni crescono del 4,1% su base mensile, trainate dagli acquisti di beni di consumo durevoli (+10%) e non durevoli (+10,2%), oltre che dai beni intermedi (+4,9%). Al contrario, diminuiscono le importazioni di energia (-5,7%) e di beni strumentali (-0,3%). Nonostante i volumi importati aumentino dell’11,9% su base annua, i prezzi all’import diminuiscono dello 0,2% nel mese e del 2,5% rispetto a un anno fa, soprattutto per effetto del calo delle quotazioni di petrolio greggio e gas naturale. Questo significa che molte imprese italiane stanno pagando meno le materie prime energetiche pur importandone di più: un effetto combinato che favorisce la competitività dei settori industriali più energivori.
Il saldo commerciale totale è positivo per 2.852 milioni di euro, in miglioramento rispetto ai 2.318 milioni del settembre 2024
Il deficit energetico si riduce sensibilmente, passando da -4.255 a -3.392 milioni, mentre l’avanzo dei beni non energetici resta molto elevato (+6.244 milioni). Questo equilibrio conferma la struttura del commercio estero italiano: un’industria capace di esportare prodotti di alta qualità e un Paese che continua a dipendere dalle importazioni energetiche ma beneficia dei prezzi ribassati.



