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PNRR, serve realismo: dati certi, responsabilità e meno ideologia per salvare l’occasione del secolo

venerdì, 14 Novembre 2025
1 minuto di lettura

L’importanza dei dati: la base della credibilità pubblica

La gestione e l’aggiornamento puntuale dei dati del PNRR non sono formalità tecniche, ma un dovere politico e morale verso i cittadini. La Ragioneria Generale dello Stato ha chiarito, con le nuove FAQ pubblicate su Italiadomani, che la mancata comunicazione dei dati entro 60 giorni comporta sospensioni e perfino il recupero dei fondi. È un segnale forte di rigore e responsabilità: finalmente si chiede agli enti pubblici di rendere conto del loro operato, non con dichiarazioni ma con numeri verificabili. La trasparenza è la prima forma di rispetto verso chi finanzia il Piano: i contribuenti italiani ed europei.

Il DM 6 dicembre 2024: un passo verso la modernità

Il Decreto del 6 dicembre 2024 del MEF ha rafforzato il ruolo del sistema ReGiS, rendendolo il vero “cervello digitale” del PNRR. Gli enti attuatori devono inserire dati aggiornati su avanzamento e spese per ottenere i trasferimenti. Una misura che semplifica, ma al tempo stesso seleziona: chi è capace e organizzato procede, chi resta indietro rischia di bloccare risorse. È giusto così. L’Italia non può permettersi di perdere miliardi per inerzia amministrativa. Tuttavia, serve anche accompagnare i Comuni più piccoli, dove la carenza di personale tecnico rischia di vanificare la buona volontà.

Un bilancio ancora incompiuto

Ad oggi l’Italia ha ricevuto oltre il 62% delle risorse PNRR, ma la spesa effettiva si ferma al 38%. Le revisioni del Piano, cinque già approvate e una sesta in arrivo, hanno permesso di riallineare obiettivi e tempi, ma anche di ridimensionare molte ambizioni. In sanità, le Case di Comunità previste sono scese da 3.000 a poco più di mille: un terzo del progetto iniziale. La realtà, più che i proclami, mostra che la macchina amministrativa fatica a reggere la complessità. Serve meno propaganda e più concretezza gestionale.

Europa tra rigore e flessibilità

Il Parlamento europeo spinge per prorogare i termini oltre il 2026, ma la Commissione resta ferma: chi non spende, perde. È una linea dura ma comprensibile. Tuttavia, Bruxelles invita a concentrare gli sforzi su progetti realizzabili, anche sacrificando quelli troppo ambiziosi. Meglio pochi risultati certi che tanti annunci. È un messaggio di pragmatismo che anche Roma dovrebbe fare proprio. Il PNRR non è un bancomat, ma un banco di prova per la credibilità dello Stato. Senza capacità amministrativa e senso di responsabilità, nessun Piano potrà generare sviluppo. La destra di governo ha il compito storico di dimostrare che rigore, efficienza e patriottismo amministrativo possono convivere. Solo così il “Next Generation EU” potrà diventare davvero un investimento per le prossime generazioni, e non l’ennesima occasione perduta.

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