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Claudia Salvestrini Direttore generale di PolieCo

Riciclo in crisi, l’allarme di PolieCo: “Chiusure pericolose, così si spiana la strada al ‘brucio’”

Claudia Salvestrini avverte: fermare gli impianti danneggerebbe i cittadini e offrirebbe un alibi a chi punta sull’incenerimento. Tra le cause della crisi, anni di esportazioni incontrollate e una filiera mai davvero industrializzata
venerdì, 14 Novembre 2025
2 minuti di lettura

La crisi che sta attraversando il settore del riciclo non può essere affrontata con la chiusura degli impianti. È la posizione netta di Claudia Salvestrini, Direttore generale del Consorzio PolieCo, che interviene nel pieno del dibattito sollevato dall’associazione dei riciclatori, impegnata in queste settimane a denunciare la grave situazione degli operatori del comparto e a chiedere azioni immediate.

Che ci siano gravissime criticità è un fatto noto, ma la chiusura degli impianti finirebbe solo per danneggiare i cittadini, già costretti a sostenere tariffe elevate per la gestione dei rifiuti. Non si superano così le difficoltà del settore”, le parole di Salvestrini.

Il timore del consorzio è che l’eventuale blocco del riciclo apra spazi a soluzioni giudicate pericolose per il futuro dell’economia circolare.

Si faccia attenzione a non creare emergenze che possano diventare il pretesto per chi vuole ricorrere a scorciatoie come il ‘brucio’. Anche a Ecomondo abbiamo assistito alla presentazione dell’incenerimento del css come approccio green: una narrazione distorta che rischia di prendere il sopravvento, come già accaduto in passato”.

Esportazioni di rifiuti

Salvestrini ricostruisce inoltre le cause profonde dell’attuale crisi, puntando il dito contro anni di esportazioni incontrollate: “Abbiamo denunciato il problema ovunque, ma spesso siamo rimasti soli. Quantità ingenti di materiali destinati al riciclo sono state spedite all’estero, anche verso siti non idonei o inesistenti. Il risultato è stato un danno enorme”.

Il dumping ambientale, ricorda, ha permesso l’ingresso sul mercato di materie rigenerate a basso costo e scarsa qualità, penalizzando gli operatori che rispettano le norme. Ma le conseguenze più gravi riguardano lo sviluppo mancato di una filiera nazionale: “I flussi verso Cina e altre mete hanno evitato che si investisse in nuova capacità di riciclo in Italia. Si è scelta la via facile del commercio dei rifiuti invece di puntare sull’effettivo riciclo. Era un bubbone destinato a scoppiare”.

Plastic tax, certificazioni e acquisito verdi

Per sostenere il settore il Direttore del PolieCo richiama la necessità di misure concrete. Prima fra tutte, lo sblocco della Plastic tax, più volte rinviata: “Se non si fosse osteggiata, avrebbe già portato benefici al mercato dei prodotti realizzati con materiale riciclato. Per aiutare davvero il comparto servono azioni incisive”.

PolieCo rivendica il lavoro svolto sul fronte delle certificazioni ambientali e della promozione di filiere virtuose: dal Green Public Procurement al marchio Made Green in Italy, fino all’accordo con il commissario per la ricostruzione post-sisma Guido Castelli e con l’Anac per garantire trasparenza e utilizzo di materiali riciclati certificati nei cantieri della ricostruzione.

“Paradossale presentare l’incenerimento come modello green”

Durante la fiera Ecomondo, a Rimini, Salvestrini ha duramente criticato la narrazione proposta da alcuni operatori industriali “Promuovere l’incenerimento del css come soluzione green è paradossale, soprattutto in una vetrina dedicata alla sostenibilità. Spacciare il combustibile da rifiuti come risposta alla crisi del riciclo significa sottrarre materia plastica a nuova vita e aggravare le distorsioni di mercato”.

Il consorzio si è anche espresso contro il disegno di legge semplificazioni che prevede regole più permissive per l’uso del combustibile da rifiuti nei cementifici e in altri impianti produttivi: “Quella norma è stata dipinta come un traguardo ambientale, ma in realtà rappresenta l’ennesimo colpo all’economia circolare”.

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