Il governo di Manila ha dichiarato lo stato di massima allerta mentre il super tifone Fung-wong, il secondo in meno di una settimana, si abbatte sull’arcipelago con una forza devastante. Le autorità hanno evacuato oltre 900.000 residenti da 11 regioni, temendo inondazioni, frane e mareggiate potenzialmente letali. Le scuole e gli edifici pubblici sono stati chiusi in gran parte del Paese, compresa la capitale, mentre quasi 300 voli sono stati cancellati e l’intera rete dei trasporti è in tilt. Il tifone ha già iniziato a causare danni significativi: intere zone sono senza elettricità, le acque hanno invaso quartieri costieri e le immagini provenienti da Cebu e Catanduanes mostrano strade allagate e abitazioni distrutte. Il meteorologo Benison Estareja ha avvertito che Fung-wong potrebbe scaricare oltre 200 millimetri di pioggia, con il rischio concreto che i principali bacini idrografici straripino. La tempesta, che copre quasi l’intera superficie delle Filippine, arriva pochi giorni dopo il passaggio del tifone Kalmaegi, che ha causato oltre 200 vittime nella parte centrale del Paese. Le autorità locali e le ONG stanno lavorando senza sosta per garantire rifugi temporanei, assistenza medica e distribuzione di beni essenziali, ma la pressione sulle infrastrutture è enorme. Il presidente Ferdinand Marcos Jr. ha chiesto alla popolazione di “seguire scrupolosamente le indicazioni di evacuazione” e ha mobilitato l’esercito per supportare le operazioni di soccorso. Intanto, le agenzie meteorologiche internazionali monitorano l’evoluzione del tifone, che potrebbe dirigersi verso Taiwan e il Giappone nei prossimi giorni. La comunità internazionale ha espresso solidarietà, ma la sfida resta immensa: Fung-wong non è solo una tempesta, è il simbolo di una vulnerabilità climatica che le Filippine affrontano con sempre maggiore frequenza e intensità.



