Mentre si esaltano pale e pannelli, gli artigiani e i lavoratori pagano il prezzo più alto della transizione energetica che favorisce i grandi gruppi
Economia ed energia: due temi ormai inseparabili. Ma dietro la retorica della transizione verde si nasconde un sistema che penalizza chi tiene in piedi il Paese: le piccole imprese e i lavoratori. Negli ultimi anni l’Italia ha puntato con decisione su fotovoltaico ed eolico, compresi gli impianti agri-fotovoltaici, senza però una chiara valutazione della loro effettiva resa energetica e dell’impatto ambientale. Il risultato? Costi elevati, danni ambientali, efficienza discutibile e un beneficio reale ancora tutto da dimostrare per famiglie e imprese.
Nucleare la vera alternativa
Eppure, mentre si esaltano pale e pannelli, resta in secondo piano una fonte energetica molto più pulita e sicura: quella atomica di nuova generazione. I moderni micro-reattori promettono di produrre più energia con costi inferiori e minori rischi ambientali. Una strada che meriterebbe attenzione, se davvero si vuole garantire energia abbondante e sostenibile.
Chimere verdi e prezzi energetici
Il vero nodo resta il caro energia che sta soffocando le piccole imprese italiane.
Il presidente di Confartigianato, Marco Granelli, lo ha denunciato con chiarezza durante il convegno “Caro energia per le piccole imprese. Chimere e realtà dietro la riduzione del prezzo dell’energia”, a conclusione della Settimana per l’Energia e la Sostenibilità:
“Le piccole imprese non possono essere considerate un bancomat”.
Piccole aziende, conto maxi
I numeri parlano chiaro. In Italia otto imprese manifatturiere su dieci hanno meno di nove dipendenti. Eppure sono proprio loro a pagare l’energia più cara: 184 euro per megawattora, contro una media di 137 euro.
Gli oneri di sistema pesano per 40-50 euro/MWh su una piccola azienda tessile, mentre una grande ne paga appena 3-5. In sostanza, gli artigiani sostengono costi dieci volte superiori, contribuendo – loro malgrado – a finanziare le agevolazioni per le grandi industrie. Solo nel 2024 questo meccanismo ha trasferito 1,9 miliardi di euro da chi consuma meno a chi consuma di più.
“Serve ristabilire equilibrio ed equità nei costi dell’energia”, ha ribadito Granelli, “Oggi, grazie al Sistema Informativo Integrato, possiamo distinguere le tipologie di aziende e intervenire in modo mirato”.
Troppi balzelli contro chi produce
Anche a livello europeo la disparità è evidente, come spiega Carlo Stagnaro, senior advisor dell’Istituto Bruno Leoni:
“Le piccole imprese italiane pagano bollette molto più alte rispetto ai loro omologhi europei. Bisogna spostare gli oneri verso la fiscalità generale, evitando nuovi balzelli e alleggerendo chi più ha pagato, cioè le PMI.”
Prezzi sempre più alti
Eppure, paradossalmente, proprio i piccoli finanziano gran parte della transizione verde. Attraverso la bolletta, coprono il 40% degli investimenti in energie rinnovabili. Ma nonostante i 140 miliardi di euro investiti in tredici anni, i prezzi dell’energia in Italia restano tra i più alti d’Europa.
È un problema non solo economico, – come sulle colonne de la Discussione abbiamo più volte evidenziato – , ma anche sociale. Se davvero vogliamo costruire un sistema equo e sostenibile, occorre investire sulle piccole attività e sui lavoratori, non continuare a spremere chi tiene viva l’economia nazionale.
Sostegni a pendolari e affitti
Servono incentivi mirati e misure di sostegno per i pendolari e per chi affronta affitti sempre più alti per motivi di lavoro. Oggi, tra costi energetici, spese di mobilità e canoni insostenibili, milioni di lavoratori sono doppiamente penalizzati.
Occasione di giustizia sociale
La transizione energetica deve diventare un’occasione di giustizia, non di disuguaglianza.
Per questo servono energia pulita e abbondante, bollette eque, sostegni reali a imprese e famiglie. Basta con le chimere di un agri-voltaico inefficiente e delle pale eoliche che non bastano a illuminare il Paese. L’Italia ha bisogno di una svolta concreta, capace di dare forza alle sue piccole imprese e dignità ai suoi lavoratori.



