Le autorità taiwanesi hanno sequestrato oltre 4,5 miliardi di dollari taiwanesi (circa 126 milioni di euro) nell’ambito di una vasta inchiesta internazionale sul Prince Holding Group, conglomerato con sede in Cambogia accusato di frode transnazionale, riciclaggio di denaro e lavoro forzato. L’operazione, condotta dai procuratori del Distretto di Taipei, ha portato al fermo di 25 persone e al blocco di beni di lusso, conti bancari e proprietà immobiliari riconducibili alla rete criminale. Secondo l’accusa, il gruppo — guidato dal magnate sino-cambogiano Chen Zhi — avrebbe orchestrato schemi di investimento fraudolenti legati a criptovalute e gioco d’azzardo online, sfruttando centri di truffa in Cambogia dove venivano impiegati lavoratori trafficati. L’inchiesta taiwanese si inserisce in un contesto più ampio: il Dipartimento del Tesoro USA ha designato il Prince Group come organizzazione criminale transnazionale e ha imposto sanzioni finanziarie contro la rete. Anche Hong Kong ha congelato oltre 350 milioni di dollari in beni legati al gruppo, mentre Regno Unito e Stati Uniti hanno avviato indagini parallele. Le autorità taiwanesi hanno dichiarato che “la rete operava con ramificazioni in Asia e Nord America” e che il sequestro rappresenta “una delle operazioni più significative mai condotte contro la criminalità finanziaria internazionale”. Il caso ha sollevato interrogativi sulla vulnerabilità dei sistemi bancari regionali e sulla necessità di rafforzare i controlli sulle transazioni digitali. Secondo gli investigatori, il gruppo utilizzava società di comodo e wallet crypto per spostare fondi tra Cambogia, Taiwan, Hong Kong e altri paesi.



