L’Ucraina ha vissuto ieri un’altra notte di attacchi aerei e di tensione militare sul fronte orientale. Secondo lo stato maggiore di Kiev, la Russia ha lanciato almeno ottanta droni, di cui sessantuno sarebbero stati abbattuti. Diciotto hanno però colpito sette località in varie regioni del Paese.
Le autorità ucraine parlano di nuovi danni a infrastrutture energetiche, mentre un massiccio incendio ha colpito l’area di Odessa dopo i raid di Mosca. In risposta, droni ucraini hanno colpito una centrale elettrica nella città russa di Orel e provocato un’esplosione in un impianto petrolchimico nella Repubblica della Baschiria. È l’ennesima dimostrazione della strategia di Kiev di portare la guerra dentro i confini russi, prendendo di mira infrastrutture e raffinerie.
Nel Donetsk continuano i combattimenti più duri degli ultimi mesi. “Feroci battaglie” sono in corso a Pokrovsk, dove le forze ucraine cercano di contenere l’avanzata russa. Volodymyr Zelensky si è recato personalmente nella regione, visitando il comando del Primo Corpo della Guardia d’Azov e incontrando il colonnello Denys Prokopenko, figura simbolo della difesa di Mariupol nel 2022. “Questo è il nostro Est, questo è il nostro Stato” ha detto ai soldati, elogiando la loro resistenza. Nonostante la visita e gli appelli, la situazione appare critica.
Mosca rivendica la conquista di decine di edifici nel centro urbano e gli analisti temono che Pokrovsk e l’area metropolitana di Myrnohrad possano presto cadere. La presa della città aprirebbe ai russi la strada verso Kramatorsk e Sloviansk, le ultime grandi roccaforti ucraine nel Donetsk, e potrebbe sancire il controllo russo sull’intero Donbass.
Putin ordina di preparare test nucleari
Mentre infuria la battaglia, Mosca torna a evocare lo spettro nucleare. Ieri Vladimir Putin ha ordinato ai suoi ministri di elaborare proposte per la possibile ripresa dei test atomici, dopo le dichiarazioni del presidente americano Donald Trump sulla volontà di riattivarli. Putin ha ricordato che la Russia ha sempre rispettato il Trattato sulla messa al bando totale dei test, ma ha avvertito che “se gli Stati Uniti o altre potenze nucleari dovessero ricominciare, anche noi lo faremo”.
Il ministro della Difesa Andrei Belousov ha indicato il poligono artico di Novaya Zemlya come possibile sito di sperimentazione, pronto a essere riattivato con breve preavviso. Il Cremlino ha ribadito di non sapere “esattamente che cosa gli Stati Uniti intendano testare” e ha accusato Washington di alimentare una nuova corsa agli armamenti. “La Russia svilupperà armi per garantire la sicurezza nazionale e fungere da scudo contro le teste calde dell’Occidente”, ha affermato il portavoce Dmitrij Peskov, riferendosi ai missili ipersonici Burevestnik e Poseidon.
Mobilitazione in Russia
A completare il quadro, Putin ha firmato due nuove leggi che rafforzano il controllo militare: una consente la chiamata dei riservisti volontari per “esercitazioni speciali a difesa delle infrastrutture critiche”, l’altra introduce la coscrizione obbligatoria per tutto l’anno. Misure che, secondo gli osservatori, segnalano la volontà del Cremlino di prepararsi a un conflitto prolungato. Dopo quasi tre anni di guerra, la prospettiva di una soluzione diplomatica appare lontana, mentre Kiev si prepara a un nuovo inverno sotto i bombardamenti e l’Europa tenta di conciliare solidarietà politica e resistenza energetica.
Stati Uniti e dossier energetici
Nonostante il linguaggio bellicoso, restano aperti i canali diplomatici. Il vice ministro degli Esteri Sergey Ryabkov ha confermato “contatti in corso con Washington” sulle questioni di sicurezza, pur senza entrare nei dettagli. Intanto la Lituania e la Russia stanno negoziando la proroga del transito del gas verso l’exclave russa di Kaliningrad. L’accordo in vigore scade a dicembre e, secondo la televisione lituana Lrt, potrebbe essere rinnovato per un periodo più breve e a condizioni economiche meno vantaggiose. Il transito, che frutta a Vilnius circa venti milioni di euro l’anno, è regolato da un’intesa firmata nel 2003 tra Mosca e Bruxelles.
L’Ue accelera sull’adesione ucraina
Sul fronte politico, la Commissione europea ha confermato la prospettiva di chiudere i negoziati di adesione dell’Ucraina entro il 2028, invitando Kiev ad “accelerare le riforme”. Il presidente Volodymyr Zelensky ha salutato l’annuncio come “un passo verso la piena integrazione europea”, mentre Mosca ha reagito con irritazione. Il Cremlino, tuttavia, cerca di minimizzare gli effetti interni della crescente pressione occidentale e insiste nel considerare “affari interni americani” gli scontri politici negli Stati Uniti, come la recente elezione a sindaco di New York dell’oppositore di Trump Zohran Mamdani.



