“È una grande riforma. Il cittadino potrà contare su un giudice terzo”. Così il Ministro per le Riforme istituzionali e la Semplificazione normativa, Elisabetta Casellati, ha difeso la riforma della giustizia in un’intervista a Giuliano Guida Bardi per il programma Il Punto G su Giornale Radio. Casellati ha spiegato che la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e pubblici ministeri rappresenta “il completamento di un percorso avviato nel 1989 con la riforma Vassalli”, ispirato al principio del giusto processo sancito dall’articolo 111 della Costituzione.
“La riforma – ha detto – risolve una distonia che da anni pesa sul sistema giudiziario: da una parte il pubblico ministero, dall’altra la difesa, ma su due piani diversi. Se non si distinguono chiaramente le due funzioni, quella dell’accusa e quella del giudice, occorre attribuirle a organi separati”.
“Un giudice arbitro, non giocatore”
Il Ministro ha utilizzato un esempio concreto per descrivere la situazione attuale: “Quando uno è in tribunale, il magistrato giudicante magari prende il caffè col pubblico ministero, non con la difesa. Perché hanno lo stesso percorso di carriera, vengono valutati dalle stesse commissioni del Csm. Questa commistione non è compatibile con un processo giusto”. Con la riforma, ha aggiunto, “gli italiani avranno la certezza di un giudice arbitro, che non giochi la stessa partita di chi deve giudicare”. Casellati ha poi auspicato che il nuovo assetto possa “favorire un clima di collaborazione e rispetto reciproco tra avvocati, magistrati e pubblici ministeri”.
Guardando al prossimo referendum confermativo, il Ministro ha ricordato che “i mesi a venire serviranno per approfondire i contenuti e spiegare ai cittadini l’utilità della riforma, valutandola da tutti i punti di vista”.
Bettini: “Riforma importante”
Sulla riforma è intervenuto anche Goffredo Bettini, Dirigente nazionale del Partito democratico, che in un’intervista a Il Tempo ha espresso posizioni più caute. “Il principio della separazione delle carriere – ha riconosciuto – è condiviso da molti anche a Sinistra. Ma il modo unilaterale di procedere in Parlamento, l’attacco generalizzato alla magistratura e il rischio di un assoggettamento del pubblico ministero all’esecutivo scoraggeranno molti progressisti dal votare sì”. Bettini ha poi criticato il contesto politico in cui la riforma è maturata: “Il Pd si difende da un governo che svaluta il Parlamento, concentra il potere sul Premier, agisce come un carro armato sull’informazione e attacca il sindacato. Se il referendum diventerà l’occasione per la Meloni di sfondare su tutta la linea, valuterò con molta attenzione il mio voto”.
Infine, l’esponente dem ha invitato a riportare il dibattito su un piano costruttivo: “Si doveva rimanere sul merito, con una discussione responsabile, senza trasformare una riforma complessa in un terreno di scontro politico”.



