Si è svolta ieri mattina in Piazza San Pietro la celebrazione presieduta da Papa Leone XIV in occasione della proclamazione di San John Henry Newman come Dottore della Chiesa. Alla presenza di fedeli e delegazioni provenienti da diversi Paesi, il Pontefice ha dedicato l’omelia al tema della giustizia sociale, mettendo in guardia «da modelli economici che promettono prosperità ma generano ingiustizia e violenza sociale». Parole nette, pronunciate in un contesto solenne, che hanno posto al centro della riflessione il rapporto tra fede, economia e dignità umana.
Un richiamo alla coscienza collettiva
Durante la celebrazione, Leone XIV ha spiegato che l’economia non può essere considerata un ambito neutro o separato dall’etica. «Non lasciamoci ingannare da un’idea di crescita che misura il valore della persona sul suo successo materiale», ha detto, aggiungendo che «la ricchezza non può essere l’unico criterio di benedizione o di progresso». Il Papa ha parlato di un “sistema che scarta”, cioè di un modello di sviluppo che esclude i più deboli, creando un mondo in cui «pochi vivono nel lusso e molti sopravvivono nell’indifferenza».
La dignità dei poveri al centro
Il Pontefice ha poi ricordato che la Chiesa ha una missione precisa: non soltanto assistere i poveri, ma riconoscere in loro il centro della fede cristiana. «Dio ha un posto speciale nel suo cuore per chi è escluso, oppresso, dimenticato», ha ribadito. Non si tratta, ha spiegato, di un principio astratto, ma di una scelta concreta che riguarda la vita di ciascuno. Ha quindi invitato i fedeli a guardare ai poveri non come destinatari della carità, ma come «maestri di umanità e di fede».
Un’economia che non uccide ma fa vivere
Nel passaggio più intenso della sua omelia, Leone XIV ha ricordato che «non basta dare elemosine o costruire opere di bene se non si cambiano le regole che generano povertà». Ha spiegato che l’economia, per essere giusta, deve includere e non escludere, condividere e non accumulare. «Dobbiamo trasformare il “no” a un’economia che uccide in un “sì” a un’economia che fa vivere», ha affermato. L’espressione, ripresa più volte dai presenti, richiama l’idea di una società in cui la ricchezza diventa strumento di comunione, non di separazione.
Il messaggio di Newman come guida
Ricollegandosi alla figura di John Henry Newman, il Papa ha sottolineato come il nuovo Dottore della Chiesa abbia insegnato a unire pensiero e vita, fede e responsabilità pubblica. «Newman ci ricorda che la verità non è mai disincarnata», ha detto, «ma si manifesta nella coerenza delle scelte e nella capacità di servire il bene comune». Il riferimento al cardinale inglese, filosofo e teologo del XIX secolo, ha offerto al discorso una dimensione culturale più ampia, collegando la riflessione spirituale ai grandi temi della modernità.
Un appello contro l’indifferenza
Verso la conclusione, Leone XIV ha lanciato un nuovo appello alla solidarietà globale. «Non possiamo restare spettatori di un mondo dove milioni di persone vengono sacrificate sull’altare del profitto», ha dichiarato. Ha ricordato che la disuguaglianza non è solo un problema economico ma anche morale, e che ogni credente è chiamato a una conversione del cuore. «Quando la Chiesa si inginocchia accanto a chi soffre, lì mostra il volto di Cristo», ha aggiunto.



