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Quando crescere fa male: l’emergenza invisibile della salute mentale giovanile

In Italia 1 minore su 5, circa 2 milioni di bambini e ragazzi, è affetto da un disturbo neuropsichiatrico, con importanti conseguenze sulla salute mentale. Nel mondo 1 adolescente su 7, circa 166 milioni tra i 10 e i 19 anni, ha un disturbo mentale diagnosticato. Secondo dati OMS oltre il 50% delle patologie psichiatriche esordisce prima dei 14 anni di età e l’80% prima dei 19, ma in Europa 1 bambino/adolescente su 3 non riesce ad accedere a cure adeguate. Una urgenza pubblica troppo sottovalutata
giovedì, 30 Ottobre 2025
5 minuti di lettura

L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce la salute mentale “parte essenziale della salute generale di un individuo”. Ciononostante è l’ambito in cui gli investimenti sono particolarmente bassi, soprattutto nei confronti di bambini e ragazzi. Secondo l’OMS in Europa 1 bambino/adolescente su 3 che presenti difficoltà nelle capacità cognitive, emotive e comportamentali, come l’autismo, la dislessia, la DSA, i disturbi del linguaggio, l’ansia, la depressione, i disturbi dell’umore e i disturbi comportamentali solo per fare degli esempi, non riesce ad accedere a cure adeguate mentre è proprio tra i più giovani che emergono nuovi segnali di disagio. Solo in Italia, il 20% dei minorenni, circa 2 milioni di bambini e ragazzi, è affetto da un disturbo neuropsichiatrico, come denuncia la Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (SINPIA), sottolineando l’importanza di intervenire precocemente fin dalla prima infanzia e sfatando il falso mito che la prevenzione debba cominciare solo a 14 anni.

Nell’ultimo Rapporto UNICEF si dichiara che a livello mondiale 1 adolescente su 7 (circa 166 milioni tra i 10 e i 19 anni) ha un disturbo mentale diagnosticato, con 89 milioni di ragazzi e 77 milioni di ragazze colpiti. Per comprendere di quali disturbi parliamo, ansia e depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati. Poi si passa ai disturbi dell’alimentazione e della nutrizione, che vedono anticipare a 11-12 anni l’età di insorgenza; i tentativi di gesto estremo o ideazione degli stessi; psicosi; disturbi del comportamento e dell’umore, disturbo borderline di personalità e manifestazioni di autolesionismo, per citare i più frequenti.

Il Covid, un acceleratore di fragilità

La condizione psicologica di molte ragazze e ragazzi è peggiorata dopo l’emergenza pandemica. Non si tratta solo di una percezione, perché questa tendenza, che non andrebbe affatto sottovalutata, è confermata dagli indicatori sulla salute mentale. I minori sembrerebbe che abbiano pagato l’emergenza su diversi fronti, dagli effetti economici della pandemia, con l’aumento della povertà assoluta, a quelli educativi. Stando ai primi dati emersi, l’impatto sugli apprendimenti appare alquanto negativo. Nel 2021 quasi uno studente su 10 ha concluso le superiori con competenze di base inadeguate: 2,5 punti in più rispetto al 2019.

Come ben sappiamo l’emergenza Covid ha, inoltre, messo a dura prova la socialità di bambini e ragazzi, la possibilità di incontrarsi con gli amici e fare le esperienze formative tipiche di quell’età. Tanti aspetti differenti, ma che convergono tutti nell’indicare una particolare sofferenza per bambini e ragazzi, la cui condizione psicologica ha risentito dell’emergenza quanto e più di quella degli adulti.

Gli indicatori Istat

Monitorare un aspetto come questo sicuramente non è semplice. Uno strumento che consente una lettura del fenomeno è l’indice di salute mentale, elaborato dall’Istat all’interno degli indicatori sul “Benessere equo e sostenibile” (Bes). Si tratta di una modalità di misura del disagio psicologico (psychological distress) ottenuta dalla sintesi dei punteggi totalizzati da ciascun individuo di almeno 14 anni rispetto alle risposte a 5 quesiti estratti da uno specifico questionario. I quesiti selezionati si riferiscono alle quattro dimensioni principali della salute mentale: ansia, depressione, perdita di controllo comportamentale o emozionale e benessere psicologico. A partire dalle risposte, viene elaborato un indice che varia tra 0 e 100: più è elevato l’indice, migliori sono le condizioni di benessere psicologico della persona.

Tale indice, una volta disaggregato per età, sembra indicare un netto peggioramento del benessere psicologico tra ragazze e ragazzi tra i 14 e 19 anni, proprio a cavallo tra la rilevazione del 2020 e quella del 2021. Inoltre, il peggioramento delle condizioni di salute mentale è stato asimmetrico rispetto al genere. Per le adolescenti il calo dell’indice è stato molto più netto, passando in un solo anno da 71,2 a 66,6. Anche per i maschi si registra un peggioramento, sebbene più contenuto: da 76,5 a 74,1.

Gli studi più importanti

Già nel 2021, nel pieno della pandemia, l’Unicef dedicò il rapporto su ”La condizione dell’infanzia nel mondo” proprio alla questione della salute mentale tra i minori, evidenziando come a livello globale più di un adolescente su 7, tra i 10 e i 19 anni, convivesse con un disturbo mentale diagnosticato. Più di recente, la Commissione Lancet ha previsto, in vista del 2030, un peggioramento nel benessere psicologico di ragazze e ragazzi, stimando 42 milioni gli anni di vita in salute che potrebbero essere persi dagli adolescenti nel mondo nel 2030 a causa di disturbi mentali o di suicidi (2 milioni in più rispetto al 2015).

L’interesse per il tema nel post-Covid ha portato anche la ricerca in ambito nazionale a interrogarsi e a misurare le tendenze del benessere degli adolescenti nel nostro Paese. Tra le ricerche più significative quella promossa dal Ministero della Salute sui disturbi del comportamento alimentare tra i più giovani; quella sulle dipendenze comportamentali nella generazione Z (i nativi digitali, nati tra la fine degli anni ’90 e il 2012), a cura dell’Istituto Superiore di Sanità; quella del gruppo di ricerca su “Mutamenti sociali, valutazione e metodi” (MUSA) dell’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali del Cnr, pubblicata quest’anno, che evidenzia una crescita degli adolescenti che non incontrano i loro amici fuori da scuola, la cui percentuale potrebbe essere quasi raddoppiata dopo la pandemia.

L’Hikikomori e NEET: due esempi di ritiro sociale dei giovani

L’Hikikomori, ad esempio, è una forma di ritiro sociale patologico o distacco sociale, la cui caratteristica essenziale è l’isolamento fisico nella propria casa. Riguarda principalmente, ma non esclusivamente, adolescenti e giovani adulti. Anche i NEET sono giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione (dall’acronimo inglese Not in Education, Employment or Training). L’Italia ha una delle percentuali più alte di NEET in Europa, specialmente nel Sud e tra le giovani donne e presenta rischi di esclusione sociale, a causa anche di difficoltà economiche o di accesso al mondo del lavoro. Tra le cause che contribuiscono a questo fenomeno ci sono le difficoltà nel trovare un impiego stabile e la mancanza di opportunità lavorative adeguate, ma anche fattori legati al contesto sociale e alla salute mentale.

Ma la questione dei disturbi mentali deve essere affrontata da vari punti di vista (dipendenze, comportamenti a rischio, violenze, ritiro sociale), i cui effetti si possono quotidianamente rintracciare nei fatti di cronaca nera e nelle aberrazioni comportamentali giovanili che corrono sui social come le challenge pericolose.

La dichiarazione di Parigi

E’ evidente che la salute mentale è, oggi, un problema di salute pubblica. A giugno 2025 è stata firmata a Parigi una dichiarazione congiunta tra 31 Paesi affinché la salute mentale “sia priorità in tutte le politiche pubbliche”. L’obiettivo è ambizioso: fare in modo che il benessere psichico diventi una componente strutturale e trasversale di tutte le decisioni politiche, indipendentemente dal settore di riferimento, che si tratti di sanità, istruzione, giustizia, urbanistica o cultura. È emersa la consapevolezza condivisa che solo una risposta collettiva, integrata e trasversale, potrà affrontare in modo efficace una crisi che riguarda ogni aspetto della vita sociale. E questo è cruciale soprattutto per le nuove generazioni che sono il futuro del Paese e della nostra società.

In Italia il disagio mentale giovanile è entrato in parte nel dibattito pubblico e politico. La Legge 15/2022 ha istituito il bonus psicologo di 1.500 euro per un ISEE fino a 15.000 euro, 1.000 euro per ISEE fino a 30.000 euro e 500 euro per ISEE fino a 50.000 euro. Si registra anche una crescita delle iniziative scolastiche di supporto psicologico e sportelli di ascolto, tuttavia queste misure sono ancora frammentarie e temporanee. Molti territori, soprattutto nel Sud, soffrono, infatti, di una carenza strutturale di servizi psicologici pubblici, con lunghi tempi d’attesa e scarsità di personale specializzato.

Cristina Calzecchi Onesti

Cristina Calzecchi Onesti

Giornalista ed esperta di comunicazione aziendale. Dopo esperienze in tutta la comunicazione, dagli uffici stampa alle Relazioni esterne, ai Rapporti istituzionali, per quasi dieci è stata assistente parlamentare, portavoce e spin doctor alla Camera e al Senato. Da sempre si occupa di politica, sociale, diritti civili e ambiente.

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