0

Trump–Xi: la tregua del commercio mondiale

Tra terre rare e soia, le vere poste in gioco del nuovo armistizio USA–Cina
giovedì, 30 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

Dopo anni di tensioni, accuse incrociate e dazi miliardari, Donald Trump e Xi Jinping si sono stretti la mano in Corea del Sud, annunciando una tregua commerciale di dodici mesi.
L’accordo – che la Casa Bianca definisce “fantastico” e Pechino preferisce chiamare “costruttivo” – punta a congelare l’escalation e ristabilire un minimo di prevedibilità nei rapporti economici tra le due superpotenze.
Non è una pace, ma un cessate il fuoco economico: abbastanza per calmare i mercati, non abbastanza per sciogliere i nodi strutturali della rivalità tra Washington e Pechino.

Cosa prevede l’accordo

Secondo fonti Reuters, Al Jazeera e Bloomberg, l’intesa comprende quattro punti principali:

Riduzione selettiva dei dazi americani

Gli Stati Uniti alleggeriranno alcune tariffe su prodotti cinesi, in particolare sui precursori chimici del fentanyl, sostanze utilizzate nella produzione dell’oppioide sintetico che devasta il Paese. In cambio, la Cina si impegna a rafforzare i controlli sulle esportazioni illegali di questi componenti.
È una mossa simbolica ma politicamente utile: Trump può presentarla come un passo avanti nella “lotta alla droga” e Xi come un segnale di collaborazione.

Una moratoria sulle terre rare

Pechino ha accettato di posticipare di un anno l’entrata in vigore delle nuove restrizioni all’export di “terre rare”, i minerali indispensabili per produrre microchip, batterie, smartphone e tecnologie militari.
Le “terre rare” sono 17 elementi chimici fondamentali per l’economia tecnologica mondiale, e la Cina ne controlla oltre il 70% della produzione globale.
Non si tratta di un rollback – cioè di una retromarcia completa e definitiva delle misure – ma di una moratoria temporanea, una pausa tecnica che consente di mantenere i flussi aperti mentre le due parti negoziano regole comuni.
In pratica, Pechino non cede il controllo delle proprie risorse, ma concede agli Stati Uniti e ai loro alleati un anno di respiro per diversificare le forniture e ridurre la dipendenza dal gigante asiatico.

Acquisti cinesi di prodotti agricoli americani

La Cina si impegna ad acquistare grandi quantità di soia, mais e carne suina statunitense, per un valore stimato di decine di miliardi di dollari.
È la contropartita più visibile e politicamente rilevante: garantisce un sollievo immediato agli agricoltori del Midwest, una delle basi elettorali cruciali di Trump.
Per Pechino, invece, significa assicurarsi forniture alimentari stabili in un periodo di volatilità climatica e tensioni con altri esportatori.

Dialogo aperto su tecnologia e trasporti marittimi

I dossier più delicati – come i controlli americani sull’export di tecnologie avanzate (chip, software, apparecchiature) e le restrizioni sui porti e sulla logistica marittima cinese – restano sul tavolo.
Nessuna concessione concreta, ma la promessa di un tavolo tecnico “aperto e regolare”. È qui che si giocherà, nei prossimi mesi, la partita strategica vera.

Le ragioni di questa tregua

Per entrambe le potenze, la tregua è prima di tutto una necessità economica.
Per la Cina l’obiettivo è stabilizzare i mercati dopo mesi di volatilità e ricostruire fiducia tra gli investitori internazionali, preoccupati per la rigidità delle regole sulle esportazioni tecnologiche.
La moratoria sulle terre rare evita un contraccolpo immediato alle industrie globali che dipendono da quei materiali, ma mantiene intatta la leva strategica di Pechino: il controllo delle risorse critiche.
Trump invece incassa un successo politico immediato: i prezzi della soia risalgono, gli agricoltori respirano, e la Casa Bianca può raccontare la fine della “guerra dei dazi” come una vittoria americana.
Restano però tre elementi di fragilità: la verifica degli impegni, non è chiaro chi controllerà i volumi di soia acquistati o la reale riduzione del traffico di precursori del fentanyl; le regole sulle terre rare, ancora opache, con una forte libertà di azione della Cina; il fronte tecnologico, che resta il vero campo di battaglia. I controlli americani sull’export di chip e software strategici continuano e Pechino non ha ottenuto nessuna garanzia in materia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:

Potrebbero interessarti

“Trump. La rivincita”. Storia di una resurrezione politica

Mass media, esperti di sondaggi, intellettuali, politologi erano tutti…

“Tregua sulle linee attuali”: Kiev, Ue e Regno Unito con Trump, ma Lavrov chiude la porta

Ieri i leader europei, insieme a Ucraina e Regno Unito,…