Il Dipartimento della Guerra degli Stati Uniti ha annunciato il ritiro di circa 10.000 soldati dall’Europa orientale, in particolare da Polonia, Romania e Paesi baltici, nell’ambito di una ristrutturazione strategica delle forze armate. La decisione, resa pubblica il 28ottobre, riflette la volontà di ottimizzare le risorse militari e rafforzare la presenza americana nell’Indo-Pacifico, considerato sempre più centrale per la sicurezza globale. Secondo il Pentagono, il ritiro riguarda unità rotazionali dispiegate dopo l’invasione russa dell’Ucraina nel 2022. Le basi permanenti, come Mihail Kogălniceanu in Romania, continueranno a ospitare circa 800militari, garantendo la continuità operativa e la cooperazione con gli alleati NATO. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha sostenuto la scelta come parte di una “strategia di responsabilizzazione degli alleati”, sottolineando che “l’Europa deve rafforzare la propria capacità difensiva” mentre gli USA concentrano gli sforzi su minacce emergenti nell’areaindo-pacifica, tra cui la sicurezza marittima e la deterrenza tecnologica. Il National Security Council ha confermato che il ritiro sarà graduale e completato entro marzo 2026, senza impatti negativi sulla prontezza operativa. Al contempo, la NATO ha avviato l’esercitazione Dacian Fall 2025, con oltre 5.000 soldati da dieci Paesi, a dimostrazione dell’impegno condiviso per la sicurezza europea. Il governo rumeno ha accolto la decisione con pragmatismo, ribadendo la solidità del partenariato con Washington. “La presenza americana resta un pilastro, anche in forma più snella, ”ha dichiarato il ministro della Difesa. La riduzione delle truppe non rappresenta un disimpegno, ma un riequilibrio strategico coerente con le nuove priorità globali. In un mondo multipolare, la flessibilità operativa e la capacità di proiezione diventano strumenti chiave perla sicurezza collettiva.



