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Mattarella: “La tregua a Gaza mostra che la pace richiede responsabilità e perseveranza”

Al summit di Sant’Egidio il Capo dello Stato sollecita un impegno costante per mediazione e dialogo e auspica che lo spiraglio in Medioriente raggiunga anche l’Ucraina dove i civili restano sotto attacco
lunedì, 27 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

La difesa della pace come scelta consapevole, attiva e quotidiana, contro il ritorno dei nazionalismi aggressivi e della logica della forza. È il cuore del messaggio lanciato ieri da Sergio Mattarella al convegno internazionale e interreligioso ‘Osare la pace’, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio a Roma. Un intervento ricco e severo nello stesso tempo, rivolto non solo alla politica, ma a opinioni pubbliche, istituzioni e comunità religiose, chiamate a non considerare la pace “come un sogno per illusi”, ma come un progetto da costruire con responsabilità.

Il Presidente della Repubblica ha denunciato il ritorno di un nazionalismo che “nasce dal considerare gli altri popoli come nemici, presenze abusive o inferiori”, alimentato da prepotenza e violenza. “Per un trentennio tutto questo sembrava avviato ad essere archiviato nel passato,” ha ricordato, citando la stagione seguita al dialogo Reagan-Gorbaciov e alla fine della Guerra Fredda, quando si era aperta “un’era di pacificazione” e un’accresciuta interdipendenza globale.
Oggi, invece, “il tema della forza pretende nuovamente di essere misura delle relazioni internazionali”, ha avvertito il Capo dello Stato, sottolineando come l’illusione di un mondo definitivamente pacificato sia stata infranta da nuovi conflitti, tensioni regionali e competizioni geopolitiche.

L’Europa e la scelta storica della pace

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’incontro internazionale per la pace dal titolo “Osare la pace - Religioni e Culture in dialogo”
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’incontro internazionale per la pace dal titolo “Osare la pace – Religioni e Culture in dialogo”

Nel passaggio più politico del suo discorso, Mattarella ha riaffermato il valore fondante dell’Unione europea: “Abbiamo costruito una condizione per cui le armi tra gli Stati membri avrebbero taciuto per sempre. E lo abbiamo fatto per volontà democratica dei popoli liberi, non per imposizione”. Il modello europeo, ha tenuto a precisare, ha avuto un ruolo nel diffondere diritti e nell’avviare il superamento del divario tra Nord e Sud del mondo, pur con contraddizioni e Paghe dolorose, come quelle vissute nei Balcani. Alla tentazione dell’uso della forza, la storia recente ha contrapposto gli strumenti della diplomazia multilaterale e del diritto internazionale. “A fronte delle crisi, l’Onu ha predisposto strumenti per una ricerca perseverante di percorsi di pace”, ha detto, riconoscendo il contributo crescente di società civile, movimenti per la pace e della stessa Sant’Egidio, definito “un impegno prezioso e oggi più indispensabile che mai”.

Gaza e Ucraina

Il Presidente ha richiamato gli sviluppi in Medioriente, definendo “una scintilla di speranza” le prime intese e il rilascio di ostaggi a Gaza dopo gli accordi di Sharm el-Sheikh, ricordando però che “i processi di pace hanno bisogno di perseveranza, responsabilità, mediazione”. L’auspicio è che quello spiraglio si estenda anche all’Ucraina, dove “le sofferenze inflitte dall’aggressione russa non accennano a diminuire” e le iniziative diplomatiche restano difficili. Di fronte a rischi di escalation, il Capo dello Stato ha invitato a una risposta “comune, equilibrata, fondata su legalità internazionale e diritti umani”: principi che definiscono l’identità della Repubblica italiana.

“Disarmare animi e parole”

Richiamando Papa Francesco, il Presidente ha insistito sulla necessità di “disarmare gli animi e disarmare le parole”, perché il linguaggio dell’odio, se normalizzato, alimenta la violenza. Ha condannato la deriva dei toni nel dibattito pubblico: “Comportamenti che nella vita civile sarebbero ritenuti teppistici vengono talvolta giustificati nella politica internazionale come fatti politici”. Ha poi citato il Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayeb, presente all’evento, invitando a “innalzare lo stendardo della pace anziché quello della vittoria, sedendosi al tavolo del dialogo”. Poi il capo dello Stato ha reso omaggio a peace-keeper e peace-maker, “che costruiscono ponti e proteggono i più vulnerabili”, spesso lontano dai riflettori, indicando in loro la prova che alternative concrete alla guerra esistono e funzionano.

Mattarella ha concluso con un appello accorato: “La pace va cercata, coltivata e osata. La pace conviene: è vita e sviluppo. Continuiamo a investire nel dialogo, a sostenere chi soffre, a costruire ponti tra i popoli”. Il suo invito è rendere comune l’appello del convegno: “Continuiamo a osare la pace”, affinché diventi realtà condivisa e duratura.

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