A dodici mesi dalla devastante inondazione del 29 ottobre 2024, che ha causato la morte di 237 persone, di cui 229 nella sola regione valenciana, decine di migliaia di cittadini sono scesi in piazza per chiedere verità, giustizia e responsabilità politica. Le manifestazioni, iniziate sabato mattina, hanno attraversato il centro di Valencia con lo slogan “Ni olvidar ni perdonar” — né dimenticare né perdonare. Secondo le autorità locali, oltre 50.000 persone hanno partecipato alla marcia commemorativa, organizzata dall’associazione Victimes de la Dana 29 d’Octubre e sostenuta da numerosi gruppi civici e ambientalisti. I manifestanti hanno chiesto le dimissioni del presidente regionale Carlos Mazón, accusato di aver gestito in modo “catastrofico” l’allerta meteo e i soccorsi. “Perché non hanno evacuato i residenti? È incomprensibile,” ha dichiarato Rosa Cerros, funzionaria pubblica e madre di una delle vittime. Molti cartelli denunciavano il “fallimento delle istituzioni” e la mancanza di investimenti nella prevenzione dei disastri climatici. La giornata è stata segnata da due momenti principali: una cerimonia commemorativa al Teatro Olympia, con testimonianze dei familiari delle vittime, e una marcia silenziosa fino alla sede del governo regionale. Alcuni manifestanti hanno depositato fiori e fotografie davanti all’edificio, in segno di lutto e protesta. Il Parlamento europeo ha discusso il caso il 22 ottobre, sottolineando la necessità di migliorare la preparazione dell’UE contro eventi climatici estremi. La commissaria Jessika Roswall ha promesso “nuove misure di monitoraggio e intervento rapido”, ma i cittadini spagnoli chiedono risposte concrete e immediate. Intanto, la ricostruzione nelle zone colpite procede a rilento. Secondo un reportage di ARTE, molte famiglie vivono ancora in alloggi temporanei, mentre i fondi promessi non sono stati completamente erogati.



