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PNRR Giustizia, tra vincoli di bilancio e merito: la sfida della stabilizzazione senza sprechi

La questione dei contratti a termine
domenica, 26 Ottobre 2025
1 minuto di lettura

Sono oltre 11.800 i dipendenti assunti a tempo determinato nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Migliaia di uomini e donne che, in questi anni, hanno garantito il funzionamento quotidiano di uffici giudiziari spesso al collasso, contribuendo a ridurre gli arretrati e ad accelerare i tempi della giustizia.

Il governo ha previsto la stabilizzazione di circa 6.000 unità, mentre per gli altri si profila la scadenza dei contratti nel giugno 2026. Una scelta che sta alimentando preoccupazioni, ma che non può essere letta solo in chiave sociale: pesa, infatti, il vincolo di sostenibilità finanziaria e la necessità di mantenere fede agli impegni assunti con l’Unione Europea.

Il difficile equilibrio tra continuità e rigore

La stabilizzazione dei precari PNRR rappresenta una sfida complessa. Non si tratta soltanto di “assumere tutti”, ma di trovare un punto di equilibrio tra la continuità del servizio e il rispetto delle regole di finanza pubblica.
Il Ministero della Giustizia, guidato da Carlo Nordio, sta lavorando per assicurare che la transizione post-PNRR non si trasformi in un nuovo capitolo di precariato. Tuttavia, le procedure devono rispettare principi di trasparenza e selezione basata sul merito. Stabilizzare senza verificare competenze e risultati rischierebbe di replicare vecchie distorsioni della pubblica amministrazione.

Una selezione meritocratica e territoriale

Il concorso UNEP, che prevede circa 2.700 nuovi ingressi, va in questa direzione: valorizzare il merito e offrire opportunità concrete a chi ha maturato esperienza negli anni del PNRR. È giusto, però, garantire criteri che premino l’anzianità e le competenze acquisite sul campo.
Resta aperta la questione territoriale: molti contrattisti lavorano al Sud, mentre le carenze più gravi si registrano al Nord. Occorre favorire mobilità e incentivi, ma senza costringere chi ha costruito la propria vita attorno a un lavoro pubblico temporaneo a scelte insostenibili.

La necessità di una riforma strutturale

La vicenda dei precari PNRR non può essere risolta con provvedimenti tampone. Serve una riforma strutturale del reclutamento pubblico, che superi la logica delle emergenze e assicuri un sistema di assunzioni stabile, trasparente e meritocratico.
L’Italia ha bisogno di una pubblica amministrazione efficiente, ma anche credibile: capace di premiare il merito senza piegarsi al consenso immediato. È questa la vera sfida per un governo che vuole modernizzare lo Stato rispettando, fino in fondo, la responsabilità verso i conti pubblici e verso i cittadini.

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