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Zootecnia, ‘Stalla Italia’ da 55 miliardi: il piano per riportare le stalle in tutto il Paese

venerdì, 24 Ottobre 2025
2 minuti di lettura

La ‘Stalla Italia’ vale oggi 55 miliardi di euro. Un giro d’affari imponente, trainato da una crescita del 41% del valore delle produzioni zootecniche negli ultimi cinque anni. Un risultato che conferma il ruolo strategico dell’allevamento per l’economia nazionale, ma che apre anche nuove sfide. L’obiettivo per il futuro è chiaro: rilanciare la presenza di stalle su tutto il territorio, dal Nord al Sud, per generare sviluppo, presidio sociale e nuove opportunità di lavoro soprattutto nelle aree interne e rurali.
L’annuncio è arrivato nel corso dell’incontro organizzato da Coldiretti alla 97ª Fiera Agricola Zootecnica Italiana di Montichiari, alla presenza del Presidente nazionale Ettore Prandini, del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, del governatore lombardo Attilio Fontana e dei rappresentanti di Filiera Italia, Aia, Crea, Ismea e Regione Lombardia.

Un settore da 800mila occupati

La zootecnia italiana, dal campo alla tavola, dà lavoro a circa 800mila addetti e rappresenta una delle colonne portanti del Made in Italy agroalimentare.È nelle stalle italiane che nascono alcune delle eccellenze più apprezzate nel mondo: dai formaggi Dop come Parmigiano Reggiano, Grana Padano e Mozzarella di Bufala, ai salumi Igp simbolo della tradizione gastronomica nazionale.
Secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, le aziende agricole con allevamento sono oltre 200mila, un patrimonio che continua a rinnovarsi: crescono infatti i giovani allevatori under 40, oggi più di 20mila, pronti a investire in innovazione, benessere animale e sostenibilità.

Le ombre sul comparto

Nonostante il potenziale e il valore economico, il settore è sotto pressione. Diverse filiere zootecniche stanno attraversando una fase critica: prezzi del latte bovino in calo a livello europeo; crisi del latte di bufala e contrazione dei margini; ribasso delle quotazioni del Pecorino Romano; emergenze sanitarie come peste suina africana e influenza aviaria.
A pesare sono anche l’aumento dei costi di produzione e una burocrazia definita dagli operatori “soffocante”, fattori che frenano competitività e investimenti.

Prandini: “Stop alle campagne contro la carne”

Nel suo intervento, Prandini ha lanciato un appello contro quella che definisce una “demonizzazione ideologica” del consumo di carne: “Un rilancio autentico del settore zootecnico non può prescindere anche da un netto stop alle campagne ideologiche che demonizzano la carne, alimento centrale nella Dieta Mediterranea e nei nostri allevamenti. Queste campagne rischiano di vanificare gli sforzi delle imprese italiane, che hanno reso il nostro settore tra i più sostenibili del mondo”.
Prandini ha inoltre criticato l’avanzata di prodotti sintetici e “ultra formulati”, che a suo avviso non garantirebbero la stessa qualità dei prodotti della filiera italiana.

300 milioni dal decreto ‘ColtivaItalia’

Una spinta per il comparto arriverà dal decreto ColtivaItalia, che prevede 300 milioni di euro destinati a mangimistica e zootecnia, con l’obiettivo di aumentare l’autosufficienza produttiva nazionale. La produzione di bovini da carne, negli ultimi anni, è diminuita e il livello di autoapprovvigionamento interno è sceso dal 53% al 40%.
Il rilancio della linea vacca–vitello, proposto da Coldiretti, è considerato strategico non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale e ambientale: riportare le stalle nel Mezzogiorno e nelle aree marginali significa ripopolare territori a rischio spopolamento e offrire opportunità occupazionali ai giovani.

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