Il 23 ottobre 2025, nella Cappella Sistina, Re Carlo III del Regno Unito e Papa Leone XIV hanno condiviso un momento di preghiera durante una cerimonia ecumenica dedicata alla cura del creato.
È un evento storico: nessun monarca inglese regnante pregava pubblicamente con un Papa dal 1534, anno in cui Enrico VIII ruppe con Roma fondando la Chiesa d’Inghilterra.
Come riportato da The Guardian, The Washington Post e AP News, la cerimonia ha assunto toni di riconciliazione e di fraternità spirituale. Il re è stato accolto come “Royal Confrater” della Basilica di San Paolo fuori le Mura, mentre Leone XIV è divenuto “Papal Confrater” della St George’s Chapel di Windsor — un gesto reciproco di rispetto e memoria condivisa.
Dalla teologia alla geopolitica
Oltre al valore religioso, l’incontro ha avuto un significato politico di grande portata.
In un contesto globale segnato da guerre, crisi ambientali e divisioni ideologiche, il Vaticano e Londra hanno scelto di parlare con il linguaggio universale della spiritualità.
È la logica della diplomazia della fede, una forma di soft power che unisce l’autorità morale della Chiesa e la tradizione simbolica della monarchia britannica.
Il tema dell’incontro, la salvaguardia del pianeta, incarna questa convergenza. Carlo III, ambientalista da decenni, e Leone XIV, pontefice vicino alle tematiche ecologiche, hanno proposto una visione condivisa: quella di un umanesimo cristiano capace di farsi carico della crisi del mondo contemporaneo.
L’unità cristiana come bussola morale
Oltre al gesto ecumenico, la preghiera nella Cappella Sistina rappresenta un nuovo capitolo nel percorso verso l’unità cristiana.
Non un’unità dottrinale, impossibile nelle condizioni attuali, ma un’unità di intenzione, che mira a riaffermare valori comuni: la pace, la dignità umana, la responsabilità verso la Terra.
In questo senso, la cerimonia non è soltanto un evento spirituale, ma un atto politico nel senso più alto del termine: un richiamo alla cooperazione tra fedi e popoli, in un mondo che ha urgente bisogno di linguaggi condivisi e leadership morali credibili.
La rinascita della diplomazia morale
Per il Regno Unito, l’incontro consolida il profilo di Carlo III come monarca della riconciliazione e custode di un’identità britannica capace di dialogare con Roma senza rinnegarsi.
Per il Vaticano, segna una tappa nella strategia di apertura del pontificato di Leone XIV, orientata a rafforzare il ruolo della Santa Sede come attore di equilibrio morale e culturale sulla scena globale.
Come ha scritto AP News, “Carlo III e Papa Leone hanno offerto un’immagine di armonia spirituale che trascende secoli di divisione”.
Dietro la liturgia, dunque, si muove una diplomazia più profonda: quella della fede come strumento di pace, di influenza e di identità collettiva.
Una preghiera che parla al mondo
Per un giorno, la Cappella Sistina è diventata lo spazio simbolico di un’altra elezione: quella di un linguaggio comune tra cristiani.
Non un ritorno al passato, ma un segnale per il futuro.



