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Istat: entro il 2050 quasi 7 milioni di lavoratori in meno. Crescono le donne e gli over 65, ma l’Italia invecchia e lavora sempre di meno

martedì, 21 Ottobre 2025
1 minuto di lettura

L’Italia si prepara a una trasformazione profonda del proprio mercato del lavoro. Secondo il report ‘Previsioni delle forze di lavoro al 2050’ pubblicato dall’Istat, l’invecchiamento della popolazione e il calo delle nascite ridisegneranno in modo strutturale la composizione della forza lavoro. Entro il 2050 la quota di popolazione in età lavorativa (15-64 anni) scenderà dal 63,5% al 54,3%, passando da 37,2 milioni di persone nel 2024 a meno di 30 milioni, con un calo del 21%. Il fenomeno sarà più marcato tra le donne (-24,4%) che tra gli uomini (-17%).
Nonostante ciò, il tasso di attività complessivo — cioè la percentuale di persone che lavorano o cercano un impiego — crescerà di 6,6 punti percentuali, arrivando al 73,2% nel 2050. L’aumento sarà trainato soprattutto dalla partecipazione femminile, che salirà dal 57,6% al 66,5%, riducendo il divario con gli uomini, pur rimanendo significativo (79,3%).

Più anziani al lavoro

Le disparità territoriali restano ampie: al Nord i tassi di attività si attesteranno attorno al 78%, mentre nel Mezzogiorno, nonostante una crescita simile, non si andrà oltre il 61,9%. L’Istat evidenzia che l’invecchiamento della popolazione sarà accompagnato da una crescente partecipazione al lavoro nelle fasce di età più avanzate. Tra i 65 e i 74 anni, il tasso di attività passerà dall’11% al 16%, mentre tra i 55-64enni salirà dal 61% al 70%.
L’innalzamento dell’età pensionabile — stimato a 68 anni e 11 mesi nel 2050 — e il miglioramento delle condizioni di salute stanno spingendo sempre più persone a restare attive più a lungo.

Il peso delle donne

La maggiore presenza femminile nel mercato del lavoro sarà favorita dall’aumento del livello di istruzione. Le donne laureate mostrano già oggi tassi di occupazione superiori alla media, e l’Istat prevede che il progressivo incremento delle diplomate e laureate contribuirà ad accrescere la partecipazione femminile. Ma il Mezzogiorno continuerà a rappresentare l’area con il più basso tasso di attività, in particolare per le donne, che pur migliorando resteranno lontane dai livelli del Nord e del Centro.
La popolazione attiva diminuirà, ma meno rapidamente della popolazione inattiva. Gli occupati e disoccupati complessivi (gli “attivi”) scenderanno del 13%, mentre gli inattivi — coloro che non lavorano e non cercano occupazione — caleranno del 40%.
Nel Mezzogiorno la flessione sarà più netta: -25% per gli uomini e -23% per le donne. Al Nord, invece, il calo sarà più contenuto (-6% e -7%).

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